E lì v’ebbe a rimanere quattro mesi: quattro lunghissimi mesi. Ma il giovane Imperatore che regnava nella città, avendo riportato una bella vittoria contro i suoi nemici, ordinò grandi feste pubbliche, fuochi artificiali, e in segno di maggiore esultanza, volle che fossero aperte anche le carceri e mandati fuori tutti i malandrini.
– Se escono di prigione gli altri, voglio uscire anch’io – disse Pinocchio al carceriere.
– Voi no, – rispose il carceriere.
– Domando scusa; – replicò Pinocchio – sono un malandrino anch’io.
– In questo caso avete mille ragioni – disse il carceriere; gli aprì le porte della prigione e lo lasciò scappare.
20. Liberato dalla prigione, si avvia per tornare a casa della Fata; ma lungo la strada trova un serpente, e poi rimane preso alla tagliola
[97]
Figuratevi l’allegrezza di Pinocchio quando si sentì libero: uscì subito fuori della città e riprese la strada, che doveva ricondurlo alla Casina della Fata.
A cagione del tempo piovigginoso, la strada era diventata tutta un pantano e ci si andava fino a mezza gamba. Ma il burattino non se ne dava per inteso[98]. Correva a salti, e nel correre le pillacchere gli schizzavano fin sopra il berretto. Intanto andava dicendo fra sé e sé: “Quante disgrazie mi sono accadute… E me le merito! perché io sono un burattino testardo… e voglio far sempre tutte le cose a modo mio, senza dar retta a quelli che mi vogliono bene!.. Ma ora faccio di cambiar vita e di diventare un ragazzo ammodo e ubbidiente… E il mio babbo mi avrà aspettato?… Ce lo troverò a casa della Fata? È tanto tempo, pover’uomo, che non lo vedo più, che mi struggo di fargli mille carezze e di finirlo dai baci! E la Fata mi perdonerà la brutta azione che le ho fatta?…”
Nel tempo che diceva così, si fermò spaventato, e fece quattro passi indietro.
Che cosa aveva veduto?
Aveva veduto un grosso Serpente, disteso attraverso alla strada, che aveva la pelle verde, gli occhi di fuoco e la coda appuntata.
Impossibile immaginarsi la paura del burattino: il quale, allontanatosi più di mezzo chilometro, si mise a sedere, aspettando che il Serpente se ne andasse per i fatti suoi e lasciasse libero il passo della strada.
Aspettò un’ora; due ore; tre ore: ma il Serpente era sempre là, e, anche di lontano, si vedeva il rosseggiare de’ suoi occhi di fuoco e la colonna di fumo che gli usciva dalla punta della coda.
Allora Pinocchio si avvicinò a pochi passi di distanza, e facendo una vocina dolce disse al Serpente:
– Scusi, signor Serpente, che mi farebbe il piacere di tirarsi un pochino da una parte, tanto da lasciarmi passare?
Fu lo stesso che dire al muro. Nessuno si mosse.
Allora riprese colla solita vocina:
– Deve sapere, signor Serpente, che io vado a casa, dove c’è il mio babbo che mi aspetta e che è tanto tempo che non lo vedo più!..
Aspettò un segno di risposta a quella domanda: ma la risposta non venne: anzi il Serpente, che fin allora pareva arzillo e pieno di vita, diventò immobile. Gli occhi gli si chiusero e la coda gli smesse di fumare.
– Che sia morto davvero?… – disse Pinocchio, e fece l’atto di scavalcarlo, per passare dall’altra parte della strada. Ma non aveva ancora finito di alzare la gamba, che il Serpente si rizzò all’improvviso: e il burattino, nel tirarsi indietro spaventato, inciampò e cadde per terra.
E per l’appunto cadde così male, che restò col capo conficcato nel fango della strada e con le gambe ritte su in aria.
Alla vista di quel burattino, che sgambettava con una velocità incredibile, il Serpente fu preso da una tal convulsione di risa, che ridi, ridi, ridi, alla fine, dallo sforzo del troppo ridere, gli si strappò una vena sul petto: e quella volta morì davvero.
Allora Pinocchio ricominciò a correre per arrivare a casa della Fata. Ma lungo la strada, non potendo più reggere ai morsi terribili della fame, saltò in un campo coll’intenzione di cogliere poche ciocche d’uva.!
Appena giunto sotto la vite, crac… sentì stringersi le gambe da due ferri taglienti.
Il povero burattino era rimasto preso a una tagliola appostata da alcuni contadini per beccarvi alcune grosse faine, che erano il flagello di tutti i pollai del vicinato.
21. Pinocchio è preso da un contadino, il quale lo costringe a far da cane di guardia a un pollaio
Pinocchio si dette a piangere: ma erano pianti e grida inutili, perché lì all’intorno non si vedevano case e dalla strada non passava anima viva.
Intanto si fece notte.
Un po’ per lo spasimo della tagliola che gli segava gli stinchi, e un po’ per la paura di trovarsi solo e al buio in mezzo a quei campi, il burattino principiava quasi a svenirsi; quando a un tratto, vedendosi passare una lucciola, la chiamò e le disse:
– O Lucciolina, mi faresti la carità di liberarmi da questo supplizio?…
– Povero figliolo! – replicò la Lucciola. – Come mai sei rimasto colle gambe fra codesti ferri arrotati?
– Sono entrato nel campo per cogliere due grappoli di quest’uva, e…
– Ma l’uva era tua?
– No…
– E allora chi t’ha insegnato a portar via la roba degli altri?…
– Avevo fame…
– La fame, ragazzo mio, non è una buona ragione per potersi appropriare la roba che non è nostra…
– È vero, è vero! – gridò Pinocchio piangendo – ma un’altra volta non lo farò più.
A questo punto il dialogo fu interrotto da un piccolissimo rumore di passi, che si avvicinavano. Era il padrone del campo che veniva in punta di piedi a vedere se qualcuna di quelle faine fosse rimasta presa al trabocchetto della tagliola.
E la sua meraviglia fu grandissima quando s’accorse che c’era rimasto preso un ragazzo.
– Ah, ladro! – disse il contadino – dunque sei tu che mi porti via le galline?
– Io no, io no! – gridò Pinocchio. – Io sono entrato nel campo per prendere soltanto due grappoli d’uva!
– Chi ruba l’uva è capacissimo di rubare anche i polli. Ti darò una lezione da ricordartene per un pezzo[99].
E aperta la tagliola, afferrò il burattino per la collottola e lo portò di peso fino a casa, come si porterebbe un agnellino di latte.
Arrivato che fu sull’aia dinanzi alla casa, lo scaraventò in terra: e tenendogli un piede sul collo, gli disse:
– Oramai è tardi e voglio andare a letto. I nostri conti li aggiusteremo domani. Intanto, siccome oggi m’è morto il cane che mi faceva la guardia di notte, tu prenderai subito il suo posto. Tu mi farai da cane di guardia.
Detto fatto, gl’infilò al collo un grosso collare tutto coperto di spunzoni di ottone. Al collare c’era attaccata una lunga catenella di ferro: e la catenella era fissata nel muro.
– Se questa notte – disse il contadino – cominciasse a piovere, tu puoi andare a cuccia in quel casotto di legno, dove c’è sempre la paglia che ha servito di letto per quattr’anni al mio povero cane. E se per disgrazia venissero i ladri, ricordati di stare a orecchi ritti e di abbaiare.
Dopo quest’ultimo avvertimento, il contadino entrò in casa chiudendo la porta: e il povero Pinocchio rimase sull’aia più morto che vivo, a motivo del freddo, della fame e della paura. E diceva piangendo:
– Mi sta bene!.. Pur troppo mi sta bene! Ho voluto fare lo svogliato, ho voluto dar retta ai cattivi compagni, e per questo la fortuna mi perseguita sempre. Se fossi stato un ragazzino per bene, come ce n’è tanti; se avessi avuto voglia di studiare e di lavorare, se fossi rimasto in casa col mio povero babbo, a quest’ora non mi troverei qui a fare il cane di guardia alla casa di un contadino. Oh se potessi rinascere un’altra volta!..
Fatto questo piccolo sfogo[100], che gli venne proprio dal cuore, entrò dentro il casotto e si addormentò.
1. Выберите правильный вариант:
1. Il burattinaio dette a Pinocchio dieci monete d’oro.
2. Il burattinaio dette a Pinocchio venti monete d’oro.
3. Il burattinaio dette a Pinocchio cinque monete d’oro.
4. Il burattinaio dette a Pinocchio tre monete d’oro.
2. Вставьте пропущенное слово:
1. Ma non aveva ancora finito di alzare la ___, che il Serpente si rizzò all’improvviso come una molla scattata.
2. In quel mentre sentì una gran ___: voltatosi in su, vide sopra un albero un grosso Pappagallo.
3. Nel tempo che parlavano così, Pinocchio ___ che il Gatto era zoppo dalla gamba destra davanti.
4. Allora Pinocchio ___ a correre per arrivare a casa della Fata.
3. Поставьте глаголы в нужную форму:
1. E la sua meraviglia (essere) grandissima quando (accorgersi) che ci (rimanere) preso un ragazzo.
2. (vedere) un grosso Serpente, disteso attraverso alla strada, che (avere) la pelle verde, gli occhi di fuoco e la coda appuntata.
3. Nel tempo che (dire) così, (fermarsi) spaventato, e (fare) quattro passi indietro.
4. A quella scampanellata (comparire) subito due can mastini vestiti da giandarmi.
4. Выберите нужный глагол:
Il povero burattino ____ mille volte la Volpe e il Gatto.
1. aiutò
2. ringraziò
3. borbogliò
4. rise
5. Ответьте на вопросы:
1. Perché Mangiafoco perdona a Pinocchio?
2. Dove va Pinocchio con la Volpe e il Gatto?
3. Che cosa ha mangiato il burattino all’osteria?
4. Che cosa hanno fatto gli assassini con Pinocchio?
5. Raccontare il testo.
Ответы:
1. Il burattinaio dette Pinocchio a cinque monete d’oro.
2. 1. gamba. 2. risata. 3. si accorse. 4. ricominciò.
3. 1. fu, s’accorse, era rimasto. 2. aveva veduto, aveva. 3. diceva, si fermò, fece. 4. comparvero.
4. ringraziò.
22. Pinocchio scopre i ladri, e in ricompensa di essere stato fedele vien posto in libertà
Ed era già più di due ore che dormiva; quando verso la mezzanotte fu svegliato da un bisbiglio e da un pissi-pissi di vocine strane. Messa fuori la punta del naso dalla buca del casotto, vide riunite a consiglio quattro bestiole di pelame scuro, che parevano gatti. Ma non erano gatti: erano faine, ghiottissimi d’uova e di pollastrine giovani. Una di queste faine andò alla buca del casotto e disse sottovoce:
– Buona sera, Melampo.
– Io non mi chiamo Melampo – rispose il burattino.
– O dunque chi sei?
– Io sono Pinocchio.
– E che cosa fai costì?
– Faccio il cane di guardia.
– O Melampo dov’è? dov’è il vecchio cane, che stava in questo casotto?
– È morto questa mattina.
– Morto? Povera bestia!.. Era tanto buono!.. Ma anche te mi sembri un cane di garbo.
– Domando scusa, io non sono un cane!..
– O chi sei?
– Io sono un burattino.
– E fai da cane di guardia?
– Pur troppo: per mia punizione!..
– Ebbene, io ti propongo gli stessi patti, che avevo col defunto Melampo: e sarai contento. Noi verremo una volta la settimana a visitare di notte questo pollaio, e porteremo via otto galline. Di queste galline, sette le mangeremo noi, e una la daremo a te, a condizione[101] che tu faccia finta di dormire e non ti venga mai l’estro di abbaiare e di svegliare il contadino.
– E Melampo faceva proprio così? – domandò Pinocchio.
– Faceva così, e fra noi e lui, siamo andati sempre d’accordo. Dormi dunque tranquillamente, e stai sicuro che prima di partire di qui, ti lasceremo sul casotto una gallina pelata per la colazione di domani. Ci siamo intesi bene?
– Anche troppo bene!.. – rispose Pinocchio: e tentennò il capo in un modo minaccioso, come se avesse voluto dire: – Fra poco ci riparleremo!..
Quando le quattro faine andarono al pollaio, che rimaneva appunto vicinissimo al casotto del cane; e aperta a furia di denti la porticina di legno, che ne chiudeva l’entrata, vi sgusciarono dentro, una dopo l’altra. Ma non erano ancora finite d’entrare, che sentirono la porticina richiudersi.
Quello che l’aveva richiusa era Pinocchio; il quale, non contento di averla richiusa, vi posò davanti per maggior sicurezza una grossa pietra.
E poi cominciò ad abbaiare: bù-bù-bù-bù.
A quell’abbaiata, il contadino saltò il letto, e preso il fucile e affacciatosi alla finestra, domandò:
– Che c’è di nuovo?
– Ci sono i ladri! – rispose Pinocchio.
– Dove sono?
– Nel pollaio.
– Ora scendo subito.
E difatti il contadino scese: entrò di corsa nel pollaio, e dopo avere acchiappate e rinchiuse in un sacco le quattro faine, disse loro con accento di vera contentezza:
– Alla fine siete cascate nelle mie mani! Potrei punirvi, ma no! Mi contenterò, invece, di portarvi domani all’oste del vicino paese, il quale vi spellerà e vi cucinerà a uso lepre dolce e forte.
Quindi, avvicinatosi a Pinocchio, cominciò a fargli molte carezze, e, fra le altre cose, gli domandò:
– Com’hai fatto a scoprire il complotto di queste quattro ladroncelle? E dire che Melampo, il mio fido Melampo, non s’era mai accorto di nulla!..
Il burattino, allora, avrebbe potuto raccontare quel che sapeva; ma ricordatosi che il cane era morto, pensò subito dentro di sé: – A che serve accusare i morti?… I morti son morti, e la miglior cosa che si possa fare è quella di lasciarli in pace!..
– All’arrivo delle faine sull’aia, eri sveglio o dormivi? – continuò a chiedergli il contadino.
– Dormivo – rispose Pinocchio – ma le faine mi hanno svegliato coi loro chiacchiericci, e una è venuta al casotto per dirmi: “Se prometti di non abbaiare, e di non svegliare il padrone, noi ti regaleremo una pollastra pelata!..” Capite, eh? Perché bisogna sapere che io sono un burattino, che avrò tutti i difetti di questo mondo: ma non avrò mai quello di star di balla e di reggere il sacco[102] alla gente disonesta!
– Bravo ragazzo! – gridò il contadino, battendogli su una spalla. – Cotesti sentimenti ti fanno onore: e per provarti la mia grande soddisfazione, ti lascio libero fin d’ora di tornare a casa.
23. Pinocchio piange la morte della bella Bambina dai capelli turchini: poi trova un Colombo, che lo porta sulla riva del mare, e lì si getta nell’acqua per andare in aiuto del suo babbo Geppetto
Appena Pinocchio non sentì più il peso durissimo e umiliante di quel collare intorno al collo, si pose a scappare attraverso ai campi, e non si fermò un solo minuto finché non ebbe raggiunta la strada maestra, che doveva ricondurlo alla Casina della Fata.
Arrivato sulla strada maestra, si voltò in giù a guardare nella pianura, e vide benissimo il bosco, dove aveva incontrato la Volpe e il Gatto: vide, fra mezzo agli alberi, la cima di quella Quercia grande, ma, guarda di qui, guarda di là, non gli fu possibile di vedere la piccola casa della bella Bambina dai capelli turchini.