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Volodyk - Paolini1-Eragon.doc

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Название:
Paolini1-Eragon.doc
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Издательство:
неизвестно
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неизвестен
Дата добавления:
5 октябрь 2019
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Volodyk - Paolini1-Eragon.doc

Volodyk - Paolini1-Eragon.doc краткое содержание

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«Giusto» disse Eragon, e si alzò. Esitò e socchiuse gli occhi; gli era parso di vedere un movimento, una macchia di colore nel buio fitto che li circondava. Si allontanò di qualche passo per vedere meglio.

«Cosa c'è?» domandò Brom, srotolando le coperte.

Eragon; scrutò le tenebre, poi si voltò. «Non lo so. Mi è sembrato di vedere qualcosa. Dev'essere stato un uccello.» Un dolore lancinante lo trafisse alla nuca, mentre Saphira ruggiva. Poi cadde a terra privo di sensi.

LA VENDETTA DEI RA'ZAC

U

n sordo pulsare alla testa svegliò Eragon. Ogni volta che affluiva sangue al cervello, era una nuova ondata di dolore. Socchiuse gli occhi e fece una smorfia; gli vennero le lacrime agli occhi mentre guardava la luce di una lanterna. Battè le palpebre e distolse lo sguardo.

Quando cercò di alzarsi a sedere, si rese conto di avere le mani legate dietro la schiena. Si voltò, intorpidito, e vide le braccia di Brom. Si sentì sollevato scoprendo che erano legati insieme. Perché? Si sforzò di capire l'origine del suo sollievo. Loro non si sarebbero presi la briga di legare un morto! Ma loro chi? Girò ancora di più la testa, poi si fermò quando un paio di stivali neri entrò nel suo campo visivo.

Eragon alzò la testa e si ritrovò a guardare il muso rincagnato di un Ra'zac. Lo percorse un brivido di terrore. Fece appello alla magia e stava per formulare una parola che avrebbe ucciso i suoi aguzzini, ma poi si interruppe, perplesso. Non riusciva a ricordarla. Deluso, ritentò, ma soltanto per lasciarsela sfuggire ancora.

Torreggiando su di lui, il Ra'zac ghignò gelido. «La droga funziona, a quanto pare. Bene, così non ci darai fassstidio.»

Eragon udì un tintinnio metallico alla sua sinistra. Si voltò e vide con sgomento che il secondo Ra'zac stava infilando una museruola sulla testa di Saphira. La dragonessa aveva le ali legate lungo i fianchi da pesanti catene nere, e alle zampe aveva ceppi robusti. Eragon provò a chiamarla: invano.

«Sssi è messa a collaborare quando abbiamo minacciato di ucciderti» sibilò il Ra'zac. Accovacciato davanti alla lanterna, cominciò a rovistare nelle borse di Eragon, esaminando e scartando parecchi oggetti, finché non trovò Zar'roc. «Ma guarda che bella ssspada ha quesssto marmocchio. Credo che la terrò io.» Si protese verso il prigioniero e ringhiò. «O magari, ssse ti comporti bene, il nossstro padrone potrebbe permetterti di lucidargliela.» Il suo alito umidiccio sapeva di carne in putrefazione.

Rigirò la spada fra le mani e si lasciò sfuggire un grido quando vide il simbolo sul fodero. Il suo compagno accorse. Insieme scrutarono la spada, sibilando, facendo schioccare la lingua. Alla fine si rivolsero a Eragon. «Ssservirai molto bene il nostro padrone.»

Eragon costrinse la lingua impastata a formare le parole: «Se lo farò, vi ucciderò.» I due ridacchiarono. «Oh no.. noi sssiamo troppo preziosi, mentre tu sssei... sssuperfluo.» Saphira emise un ringhio cupo e sbuffò fumo dalle narici. I Ra'zac non le badarono.

La loro attenzione fu sviata da un gemito di Brom. Il vecchio rotolò su un fianco. Uno dei Ra'zac lo afferrò per la camicia e lo sollevò in aria senza sforzo. «Si sssta riprendendo.»

«Dagliene ancora.» '

«Uccidiamolo e basssta» disse il Ra'zac più basso. «Ci ha già dato troppi problemi.» Quello più alto fece scorrere le dita sulla propria spada.

«Buona idea. Sssolo che le istruzioni del re sssono di tenerli in vita.»

«Possiamo sssempre dire che è rimasto uccissso quando li abbiamo catturati.»

«E lui?» disse l'altro, puntando la spada verso Eragon. «Ssse poi parla?»

Il compagno rise ed estrasse un pugnale. «Non ossserà.»

Ci fu un lungo silenzio, e infine: «D'accordo.»

Trascinarono Brom al centro dell'accampamento e lo spinsero in ginocchio. Brom si accasciò su un fianco. Eragon osservava la scena con terrore crescente. Devo liberarmi! Strattonò le funi, ma erano troppo robuste per spezzarle. «Sssmettila!» disse il Ra'zac più alto, pungolandolo con la spada. Poi annusò l'aria: sembrava che qualcosa lo turbasse.

L'altro Ra'zac.ringhiò, tirò indietro la testa di Brom e fece per tagliargli la gola nuda. Proprio in quel momento si udì un fruscio sibilante, seguito dall'urlo del Ra'zac. Dalla spalla gli sporgeva una freccia. Il Ra'zac più vicino a Eragon si abbassò di colpo, schivando per un pelo una seconda freccia. Avanzò carponi.verso il compagno ferito; i due guardarono torvi le tenebre, sibilando infuriati. Non mossero un dito per fermare Brom quando questi si rialzò a fatica, intontito. «Sta' giù!» gridò Eragon.

Brom barcollò, poi cominciò ad avanzare verso il ragazzo. Mentre altre frecce saettavano per il campo, scoccate da invisibili arcieri, i Ra'zac si. rifugiarono dietro alcuni massi. Ci fu una breve tregua, poi altri dardi arrivarono dalla direzione opposta. Colti di sorpresa, i Ra'zac reagirono al rallentatore. I loro mantelli furono perforati in diversi punti, e una freccia vagante si andò a seppellire nel braccio di uno.

Con un grido selvaggio, il Ra'zac più basso fuggì verso la strada, sferrando un calcio malevolo al fianco di Eragon mentre passava. Il compagno esitò, poi raccolse il pugnale da terra e lo seguì. Mentre lasciava l'accampamento, scagliò il pugnale contro Eragon.

Una strana luce risplendette negli occhi di Brom. Si gettò davanti a Eragon, la bocca socchiusa in un ringhio muto. Il pugnale lo colpì con un tonfo sommesso, e il vecchio crollò riverso a terra. La testa gli ricadde di lato.

«No!» gridò Eragon, nonostante il dolore al fianco che lo costringeva a restare piegato in due. Udì dei passi.. ma i suoi occhi si chiusero e perse di nuovo i sensi.

MURTAGH

P

er lungo tempo Eragon fu consapevole soltanto del dolore lancinante al fianco. Ogni respiro una pugnalata, come se fosse stato colpito lui, e non Brom.

Aveva perso il senso del tempo: non sapeva dire se fossero passate settimane, o soltanto

pochi minuti. Quando alla fine tornò in sé, aprì gli occhi su un fuoco che ardeva a qualche metro di distanza. Aveva ancora le mani legate, ma l'effetto della droga doveva essere finito perché riusciva a pensare di nuovo con lucidità. Saphira, sei ferita?

No, ma tu e Brom sì. La dragonessa era china su Eragon, le ali distese a proteggerlo. Saphira, non sei stata tu ad accendere il fuoco, vero? E non puoi esserti liberata da sola da quelle catene.

No.

Come pensavo. Eragon si alzò sulle ginocchia e vide un giovane uomo seduto dall'altra parte del fuoco.

Lo straniero, che indossava logori abiti da viaggio, emanava un'aura tranquilla, rassicurante. Tra le mani reggeva un arco; al suo fianco un lungo spadone a una mano e mezza. In grembo aveva un corno bianco filigranato d'argento, e da uno stivale gli spuntava il manico di un pugnale. Il suo viso serio e gli occhi penetranti erano incorniciati da una massa di ricci castani. Sembrava di qualche anno più grande di Eragon, ed era appena più alto. Alle sue spalle era legato un cavallo grigio da battaglia. Lo straniero studiava Saphira, circospetto.

«Chi sei?» chiese Eragon, respirando a fatica.

Le mani dell'uomo strinsero l'arco. «Mi chiamo Murtagh.» La sua voce era bassa e controllata, ma venata d'emozione.

Eragon si fece passare le mani sotto le gambe, per averle davanti a sé. Strinse i denti quando il fianco gli mandò una fitta di dolore. «Perché ci hai aiutati?»

«I Ra'zac non sono soltanto nemici vostri. Li stavo seguendo.»

«Sai chi sono?»

«Sì.»

Eragon si concentrò sulle funi che gli legavano i polsi ed evocò il potere magico, ma all'ultimo istante esitò, sentendo lo sguardo di Murtagh su di sé. Infine decise che non gli importava. «Jierda!» borbottò. Le funi gli caddero recise dai polsi, e lui si massaggiò le mani per far circolare il sangue. Murtagh emise un fischio d'ammirazione. Eragon si fece forza e provò ad alzarsi, ma il dolore alle costole lo trattenne, e ricadde indietro, respirando a fatica tra i denti serrati. Murtagh fece per aiutarlo, ma Saphira lo fermò con un ringhio. «Ti avrei aiutato anche prima, ma quel tuo drago non mi ha permesso di avvicinarmi.»

«Si chiama Saphira» precisò Eragon. Lascialo venire! Non posso farcela da solo. In fondo ci ha salvato la vita. Saphira emise un altro ringhio, ma chiuse le ali e si ritrasse, Murtagh la guardò deciso e si fece avanti.

Afferrò il braccio di Eragon e piano piano lo aiutò a mettersi in piedi. Eragon lanciò un grido di dolore, e sarebbe caduto senza il sostegno del giovane uomo. Si avvicinarono al fuoco, dove Brom era disteso. «Come sta?» chiese Eragon.

«Male» rispose Murtagh, e lo aiutò ad accoccolarsi per terra. «Il coltello gli è penetrato fra le costole. Potrai dedicarti a lui fra un minuto, ma adesso è meglio controllare che cosa ti ha fatto quel Ra'zac.» Lo aiutò a sfilarsi la camicia. «Oh!»

«Già» assentì Eragon debolmente. Sul fianco sinistro si estendeva un brutto livido violaceo. La pelle, rossa e gonfia, era lacerata in diversi punti, Murtagh appoggiò una mano sul livido ed esercitò una lieve pressione. Eragon. strillò, e Saphira diede in un ringhio di ammonimento. Murtagh le scoccò un'occhiata esitante, poi prese una coperta. «Credo che ti sia rotto qualche costola. Difficile a dirsi, ma almeno due, se non di più. Sei fortunato a non sputare sangue.» Strappò la coperta in tante fasce con cui bendò il torace di Eragon.

Eragon si rimise la camicia. «Già... fortunato.» Trasse un breve respiro, si avvicinò a Brom e vide che Murtagh gli aveva tagliato la tunica per fasciargli la ferita. Con dita tremanti, in ginocchio accanto al vecchio, cominciò a svolgere la benda.

«Sarebbe meglio non farlo» gli disse Murtagh. «O si dissanguerà a morte.»

Eragon lo ignorò e scoprì la ferita. Era piccola e sottile, ma molto profonda. Il sangue sgorgava a fiotti. Come aveva imparato quando Garrow era stato ferito, un colpo inflitto dai Ra'zac era lento a guarire.

Si tolse i guanti, mentre con la mente si affannava a cercare le parole guaritrici che Brom gli aveva insegnato. Aiutami, Saphira, supplicò. Sono troppo debole per farcela da solo.

Saphira si accoccolò accanto a lui, fissando lo sguardo su Brom. Sono qui, Eragon. Quando la mente di lei si fuse con la sua, Eragon avvertì una nuova ondata di energia nel corpo. Evocò i loro poteri congiunti e si concentrò sulle parole. La sua mano, sospesa sulla ferita, tremava. «Waise heill!» esclamò. Il suo palmo luccicò, e la pelle di Brom si rimarginò come se non fosse mai stata intaccata, Murtagh osservò la scena con muto stupore.

Accadde tutto in pochi istanti. Quando il bagliore svanì, Eragon si sedette, sentendosi male. Non l'avevamo mai fatto prima, disse.

Saphira annuì. Insieme possiamo evocare incantesimi che da soli ci sarebbero impossibili. Murtagh osservò il fianco di Brom e chiese: «È guarito del tutto?»

«Posso solo curare ciò che sta in superficie. Non ne so abbastanza per guarire i danni interni. Adesso dipende da lui. Io ho fatto tutto quello che era in mio potere.» Eragon chiuse gli occhi per un momento e mormorò debolmente: «Mi... mi sento la testa fra le nuvole.»

«Probabilmente hai bisogno di mangiare qualcosa» disse Murtagh. «Ti preparo una zuppa.» Mentre Murtagh cucinava, Eragon lo osservò, domandandosi chi fosse. La sua spada e il suo arco erano di squisita fattura, come anche il corno. O era un ladro, o una persona ricca... molto ricca. Perché dava la caccia ai Ra'zac? Come sono diventati suoi nemici? Forse lavora per i Varden? Murtagh gli porse una scodella di zuppa. Eragon ne assaggiò un cucchiaio, e poi chiese: «Quanto tempo è passato da quando i Ra'zac sono fuggiti?»

«Un paio d'ore.»

«Allora dobbiamo andarcene prima che tornino con i rinforzi.»

«Tu forse sei in grado di viaggiare» disse Murtagh, poi indicò Brom. «ma lui no. Non ci si alza per fare una cavalcata dopo aver ricevuto una pugnalata alle costole.»

Se riusciamo a fare una barella, puoi portare Brom fra i tuoi artigli come hai fatto con Garrow? chiese Eragon a Saphira.

Sì, ma l'atterraggio sarà difficile.

Tentiamo comunque. Eragon si rivolse a Murtagh. «Lo può portare Saphira, ma dobbiamo costruire una barella. Ci pensi tu? lo non ne ho la forza.»

«Aspetta qui.» Murtagh si allontanò dall'accampamento con la spada sguainata, Eragon zoppicò fino alle bisacce e raccolse l'arco da dove l'avevano gettato i Ra'zac. Lo incordò, trovò la faretra, e infine recuperò Zar'roc, che giaceva nell'ombra. Poi prese una coperta per la barella. Murtagh tornò con due rami che posò paralleli sul terreno. In mezzo legò la coperta, e alla fine depose con cautela Brom sulla barella improvvisata, legandolo con altre funi. Saphira afferrò i due rami tra gli artigli e spiccò il volo. «Non avrei mai pensato di vedere una cosa simile» commentò Murtagh con uno strano tono di voce.

Mentre Saphira svaniva nel cielo scuro, Eragon si avvicinò a Cadoc e montò a fatica in sella. «Grazie di averci aiutati. Adesso faresti meglio ad andartene. Allontanati da noi il più in fretta possibile. Sarai in pericolo, se l'Impero ti scopre con noi. Non possiamo proteggerti, e io non voglio cheti accada nulla di male per causa nostra.»

«Bel discorsetto, non c'è che dire» dichiarò Murtagh, spegnendo il fuoco. «ma dove andrete? Conosci un posto nelle vicinanze dove potrete stare al sicuro?»

«No» ammise Eragon.

Gli occhi di Murtagh scintillarono, mentre faceva scorrere le dita sull'elsa della spada. «In questo caso, credo che vi accompagnerò finché non sarete fuori pericolo. Per parte mia, non ho niente di meglio da fare; anzi, se resto con voi ho maggiori probabilità di incontrare i Ra'zac che se fossi da solo. Accadono cose interessanti, intorno a un Cavaliere.»

Eragon esitò, indeciso se accettare aiuto da uno sconosciuto. Capiva di essere troppo debole per cavarsela da solo. Se Murtagh si rivelasse indegno di fiducia, Saphira potrà sempre cacciarlo via. «D'accordo, unisciti a noi, se vuoi.»

Murtagh annuì e montò sul suo cavallo da guerra. Eragon prese le redini di Fiammabianca, e insieme si allontanarono.

dall'accampamento, inoltrandosi nella natura selvaggia. La falce di luna alta nel cielo spandeva una luce fioca, che, Eragon lo sapeva, avrebbe soltanto aiutato i Ra'zac a rintracciarli. Avrebbe voluto fare altre domande allo straniero, ma rimase in silenzio, risparmiando energie per la cavalcata. All'approssimarsi dell'alba, Saphira disse: Dobbiamo fermarci. Ho le ali stanche e Brom ha bisogno di cure. Ho scoperto un buon posto dove riposarci, a circa due miglia da dove vi trovate.


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