Volodyk - Paolini2-Eldest
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Volodyk - Paolini2-Eldest краткое содержание
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Roran comprese. «Oh, la tua famiglia viene al primo posto. Ma forse Katrina potrà stare nella tenda con i tuoi fratelli e le tue sorelle.»
«Sì» disse Nolfavrell con un filo di voce. «Sì, potrebbe funzionare. Conta pure su di me.»
«Ti ringrazio.» Roran gli diede una pacca sulla spalla. Avrebbe potuto chiederlo a una persona più grande e capace, ma gli adulti erano troppo occupati con le proprie responsabilità per difendere Katrina come lui desiderava. D'altro canto, Nolfavrell aveva il modo e la tempra per garantire la sua incolumità. Saprà sostituirmi, finché saremo separati. Roran si alzò vedendo avvicinarsi Brigit.
Rivolgendogli un'occhiata spenta, la donna disse: «Vieni, è ora.» Poi abbracciò il figlio e s'incamminò verso le cascate con Roran e gli altri compaesani che tornavano a Carvahall. Alle loro spalle, nel piccolo accampamento, tutti si avvicinarono alla palizzata, sbirciando attraverso i tronchi tagliati con occhi smarriti.
Il volto del nemico
Roran trascorse il resto della giornata a migliorare le difese, sentendo sua la desolazione di Carvahall. JL ViEra come se avessero preso una parte di lui per nasconderla sulla Grande Dorsale. Senza bambini, il villaggio sembrava un accampamento fortificato. Il cambiamento aveva reso tutti cupi e taciturni.
Quando il sole si tuffò fra le guglie frastagliate della Grande Dorsale, Roran risalì la collina verso casa di Horst. Si fermò davanti alla porta principale con la mano sul pomello, ma rimase lì, senza entrare. Perché questo incontro mi spaventa quanto una battaglia?
Alla fine abbandonò la porta principale e girò intorno alla casa per entrare direttamente in cucina dove, con suo sgomento, vide Elain seduta a fare la calza da un lato del tavolo, intenta a parlare con Katrina, seduta di fronte a lei. Entrambe si volsero a guardarlo, e Roran balbettò: «Stai... stai bene?»
Katrina si alzò per andargli incontro. «Sto bene.» Sorrise dolcemente. «È stato solo un momento terribile quando papà... quando...» Abbassò la testa per un istante. «Elain è stata così gentile da offrirmi la stanza di Baldor per stanotte.»
«Sono contento che tu stia meglio» disse Roran e l'abbracciò forte, cercando di infondere tutto il suo amore e la sua adorazione in quel semplice contatto.
Elain avvolse la lana intorno ai ferri. «Coraggio. Il sole è tramontato, ed è ora di andare a letto, Katrina.» Roran la lasciò a malincuore. La ragazza lo baciò sulla guancia e disse: «Ci vediamo domattina.»
Lui fece per seguirla, ma si fermò quando Elain disse in tono aspro: «Roran.» Il suo volto delicato era accigliato e risoluto.
«Sì?»
Elain attese di sentire lo scricchiolio delle scale per essere sicura che Katrina non sentisse. «Spero che tu voglia tener fede a ogni parola che hai detto a quella ragazza, perché altrimenti, convocherò un'assemblea e ti farò esiliare nel giro di una settimana.»
Roran rimase sbalordito. «Ma certo che manterrò le promesse. Io l'amo.»
«Katrina ha appena rinunciato a tutto quello che possedeva e a cui teneva per te.» Elain lo fissava con sguardo inflessibile. «Ho visto uomini professare amore eterno a giovani donne, come giuramenti fatti al vento. Le fanciulle sospirano e piangono e credono di essere speciali, ma per l'uomo non si tratta che di un trastullo momentaneo. Sei sempre stato un uomo d'onore, Roran, ma la lussuria può trasformare la persona più sensibile in un fantoccio rimbambito o in una scaltra, infima volpe. Tu cosa sei? Perché Katrina non ha bisogno di un fantoccio, né di un bugiardo, e nemmeno di amore; ciò di cui ha soprattutto bisogno è un uomo che provveda a lei. Se tu l'abbandoni, diventerà la persona più derelitta di Carvahall, costretta a vivere dell'elemosina degli amici, la nostra prima e unica mendicante. Per il sangue che mi scorre nelle vene, non lo permetterò.»
«Neppure io» protestò Roran. «Dovrei essere senza cuore, o peggio, per fare una cosa del genere.» Elain levò fiera il mento. «Già. Non dimenticare che intendi sposare una donna che ha perso sia la sua dote che l'eredità di sua madre. Capisci cosa significa per Katrina perdere l'eredità? Non avrà argento, né biancheria, né merletti, nessuna delle cose necessarie a mettere su casa. Tutte noi possediamo tali oggetti, tramandati di madre in figlia dal primo giorno in cui mettemmo piede in Alagaésia. Simboleggiano quanto valiamo. Una donna senza eredità è come... è come...» «È come un uomo senza terra o senza mestiere» concluse Roran.
«Giusto. È stato crudele da parte di Sloan diseredare Katrina, ma adesso non possiamo farci più niente. Entrambi non avete soldi né risorse. La vita già è difficile di suo senza questi problemi. Comincerete da zero e con zero in tasca. La prospettiva ti spaventa o ti sembra insopportabile? Perciò, ti chiedo ancora una volta - e non mentirmi, altrimenti voi due ve ne pentirete per il resto dei vostri giorni - ti prenderai cura di lei senza rancore né rimpianti?» «Sì.»
Elain sospirò e versò del sidro in due boccali di terracotta da una caraffa che prese da una mensola. Ne porse uno a Roran e si sedette di nuovo al tavolo. «Allora ti suggerisco di cominciare a ricostruire una casa e un'eredità per Katrina, affinchè lei, e le figlie che un giorno avrete, possano guardare in faccia le donne di Carvahall senza vergogna.» Roran sorseggiò il sidro fresco. «Se vivremo tanto a lungo.»
«Già.» Elain si scostò una ciocca bionda dalla fronte e scosse il capo. «Hai scelto la via più difficile, Roran.» «Dovevo essere sicuro che Katrina lasciasse Carvahall.»
Elain inarcò un sopracciglio. «Allora è stato per questo. Bene, non discuterò le tue ragioni, ma perché diavolo non hai parlato a Sloan del fidanzamento prima di questa mattina? Quando Horst chiese la mia mano a mio padre, donò alla nostra famiglia dodici pecore, una scrofa e otto paia di candelieri di ferro battuto ancora prima di sapere se avrebbe acconsentito. Avresti potuto pensare a qualcosa di meglio che non prendere a pugni il tuo futuro suocero.» Un'amara risata sfuggì dalle labbra di Roran. «Avrei potuto, certo, ma non ho mai trovato il momento adatto, con tutti quegli attacchi.»
«I Ra'zac non hanno attaccato per sei giorni.»
Roran si rabbuiò. «No, ma... è che... Oh, non lo so!» Calò il pugno sul tavolo in un moto di frustrazione. Elain posò la tazza e mise le sue esili mani sulla sua. «Se riuscirai a ricucire questo strappo con Sloan adesso, prima che si accumulino anni di rancore, allora la tua vita con Katrina sarà molto, molto più facile. Domattina va' a casa sua e implora il suo perdono.»
«Non lo implorerò! Non lui.»
«Roran, ascoltami. Dovessi implorare per un mese intero, niente è più prezioso della pace in famiglia. Lo so per esperienza; litigare non serve a niente.»
«Sloan odia la Grande Dorsale. Non vorrà avere niente a che fare con me.»
«Ma devi provarci lo stesso» insistette Elain con foga. «Se anche respingesse le tue scuse, almeno nessuno ti potrà accusare di non aver provato. Se ami Katrina, manda giù l'orgoglio e fa' quel che è giusto per lei. Non farla soffrire per i tuoi errori.» Finì di bere il sidro, usò un cappuccio di latta per spegnere le candele e lasciò Roran seduto nell'oscurità. Passarono lunghi minuti prima che Roran trovasse la forza di alzarsi. Tese una mano e seguì il bordo del piano di lavoro fino a tastare la soglia, poi salì di sopra, continuando a far scorrere le dita sulle pareti per trovare la strada. Nella sua stanza, si spogliò e si gettò sul letto.
Con la braccia strette intorno al cuscino, ascoltò i deboli suoni che echeggiavano nella casa di notte: il raspio di un topo in soffitta e i suoi squittii intermittenti, i gemiti del legno che si raffreddava di notte, il sussurro del vento negli interstizi della finestra, e... e un fruscìo di pantofole nel corridòio davanti alla sua stanza.
Guardò il paletto della sua porta sollevarsi dal gancio, poi la porta si socchiuse con uno scricchiolio di protesta. Silenzio. Una sagoma scura entrò nella stanza, la porta si chiuse, e Roran sentì una pioggia di capelli di seta sfiorargli il viso, poi due labbra delicate come petali di rosa. Sospirò.
Katrina.
Un boato fragoroso strappò Roran dal sonno.
Una luce violenta lo investì mentre cercava di riprendere coscienza, come un tuffatore disperato che tenta di risalire in superficie. Aprì gli occhi e vide uno squarcio nella porta. Sette soldati entrarono dal varco, seguiti dai due Ra'zac, che sembravano riempire la stanza con la loro presenza spettrale. La punta di una spada si posò sulla gola di Roran. Al suo fianco, Katrina gridò e strinse a sé le coperte.
«Alzati!» ordinò un Ra'zac. Roran si mise in piedi lentamente. Il cuore gli batteva tanto da esplodergli nel petto. «Legategli le mani e portatelo via.»
Quando un soldato si avvicinò a Roran con una corda, Katrina gridò di nuovo e si avventò sugli uomini, mordendo e graffiando con furia inaudita. Le sue unghie affilate penetrarono nella carne, lasciando lunghi solchi sanguinanti che accecarono gli uomini.
Roran s'inginocchiò di colpo e afferrò il martello da sotto il letto, poi si rialzò fulmineo e roteò l'arma sopra la testa, ruggendo come un orso. I soldati si gettarono su di lui nel tentativo di bloccarlo, ma invano: Katrina era in pericolo, e lui era invincibile. Gli scudi e gli elmi si deformavano sotto i suoi colpi, le cotte di maglia e le brigantine si frantumavano sotto la sua arma spietata. Due uomini rimasero feriti, e altri tre caddero per non rialzarsi più.
Il trambusto aveva svegliato la casa; Roran udì vagamente Horst e i suoi figli che gridavano in corridòio. I Ra'zac sibilarono, poi si avventarono su Katrina e la sollevarono di peso, dileguandosi in un batter d'occhio. «Roran!» gridò la ragazza.
Facendo appello a tutte le sue energie, Roran caricò i due uomini rimasti per imboccare la porta. Piombò in corridòio e vide i Ra'zac scavalcare una finestra. Roran si precipitò verso di loro e colpì l'ultimo Ra'zac proprio mentre stava per saltare dal davanzale. Con uno scatto repentino, il Ra'zac afferrò il polso di Roran a mezz'aria e trillò di gusto, soffiandogli il suo alito fetido sul viso. «Sssì! Tu ssei quello che vogliamo!»
Roran tentò di liberare il braccio, ma il Ra'zac non mollava. Con la mano libera, tempestò di pugni la testa e le spalle della creatura, che erano dure come ferro. Disperato e furibondo, afferrò l'orlo del cappuccio del Ra'zac e tirò, scoprendogli il volto.
Vide una faccia raccapricciante e deforme che gli gridava addosso. La pelle era nera e lucida come il carapace di uno scarafaggio. La testa era calva. Gli occhi privi di palpebre erano grandi quanto il suo pugno e scintillavano come sfere di lucida ematite; non avevano né iridi né pupille. Al posto del naso, della bocca e del mento sporgeva un becco adunco che terminava con una punta aguzza che schioccava su un'ispida lingua violacea.
Roran strillò e piantò i piedi contro i lati della finestra, lottando per liberarsi da quella mostruosità, ma il Ra'zac lo trascinava inesorabile fuori della casa. Roran vide Katrina in basso, che urlava e si divincolava.
Proprio mentre le ginocchia gli cedevano, comparve Horst alle sue spalle, che lo cinse con le braccia, tenendolo fermo. «Qualcuno prenda una lancia!» gridò il fabbro. Sbuffava come un mantice, le vene del collo gonfie per lo sforzo di reggere Roran. «Ci vorrà ben altro che questa feccia infernale per fermarci!»
Il Ra'zac provò con uno strattone finale a tirare giù Roran, ma vedendo che era inutile, allungò il becco e disse: «Sssei nossstro!» Scattò in avanti con rapidità sorprendente e Roran ululò quando sentì il becco del Ra'zac che gli affondava nel muscolo della spalla destra. Nello stesso momento il suo polso si spezzò. Con una perversa risata gracchiante, il Ra'zac lo lasciò andare e si lasciò cadere, inghiottito dall'oscurità.
Roran e Horst caddero l'uno addosso all'altro nel corridòio. «Hanno preso Katrina» ringhiò Roran. La vista gli si offuscò e nel buio esplosero mille puntini luminosi quando tentò di rialzarsi facendo leva sulla mano sinistra. La destra penzolava inerte. Albriech e Baldor emersero dalla sua stanza, macchiati di sangue. Dietro di loro non restavano che cadaveri. Ora ne ho uccisi otto. Roran recuperò il martello e si avviò barcollante per il corridòio per trovarsi la strada sbarrata da Elain, in camicia da notte bianca.
Lei lo guardò con gli occhi sgranati, poi gli prese il braccio e lo fece sedere su un baùle di legno addossato alla parete. «Devi farti vedere da Gertrude.»
«Ma...»
«Se continui a sanguinare così, morirai.»
Roran si guardò il fianco destro: era inzuppato di sangue. «Dobbiamo salvare Katrina prima...» strinse i denti per il dolore straziante, «... prima che le facciano del male.»
«Ha ragione. Non possiamo aspettare» disse Horst, torreggiando su di loro. «Fascialo come meglio puoi, poi andremo.» Elain serrò le labbra, e corse all'armadio della biancheria. Tornò con diversi pezzi di stoffa che avvolse stretti intorno alla spalla lacerata di Roran e al polso fratturato. Nel frattempo Albriech e Baldor sottrassero armature e spade ai soldati morti. Horst si accontentò di una lancia.
Elain appoggiò le mani al torace del marito e disse: «Siate prudenti.» Guardò i figli. «Tutti voi.»
«Andrà tutto bene, mamma» promise Albriech. Elain abbozzò un sorriso forzato e li baciò sulle guance. Uscirono di corsa dalla casa e puntarono ai margini di Carvahall, dove scoprirono che lo sbarramento di alberi era stato aperto e l'uomo di guardia, Byrd, ucciso. Baldor s'inginocchiò per esaminare il corpo, e con voce strozzata disse: «È stato pugnalato alle spalle.» Roran lo udì a stento, con il fragore del sangue che gli pompava nelle orecchie. In preda alle vertigini, si appoggiò a una casa e ansimò.
«Altolà! Chi siete?»
Dalle loro postazioni lungo il perimetro di Carvahall, le altre sentinelle si radunarono intorno al compagno ucciso, formando un capannello di lanterne schermate. Sottovoce, Horst raccontò loro dell'attacco e del rapimento di Katrina. «Chi viene con noi?» domandò. Dopo un breve scambio di frasi, cinque uomini acconsentirono ad accompagnarli; il resto sarebbe rimasto a sorvegliare la breccia aperta nello sbarramento e a svegliare il villaggio.
Con una spinta, Roran si scostò dal muro della casa e raggiunse la testa del gruppo, che si incamminò furtivo attraverso i campi e giù per la valle, verso l'accampamento dei Ra'zac. Ogni passo era un tormento, ma non gl'importava; niente aveva importanza, tranne Katrina. Inciampò, e Horst lo prese al volo per il gomito, senza dire una parola.
A mezzo miglio di distanza da Carvahall, Ivor individuò una sentinella su una bassa collinetta, che li costrinse a una lunga deviazione. Un centinaio di iarde più avanti il rosso bagliore delle torce si fece visibile. Roran alzò il braccio sano per rallentare l'avanzata, poi si chinò e cominciò a strisciare acquattato nell'erba alta, spaventando una lepre. Gli uomini lo imitarono e lo seguirono fino ai margini di un boschetto di stiance, dove Roran si fermò e separò la cortina di steli per osservare gli ultimi tredici soldati.
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