Volodyk - Paolini2-Eldest
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Volodyk - Paolini2-Eldest краткое содержание
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«Giusto» disse Nasuada. «E non pensare che questo sminuisca la nostra stima nei tuoi riguardi.» Gli prese il viso fra le mani. «Io ti conosco, Eragon. Hai il cuore buono. Il nome di tuo padre non può cambiarlo.»
Eragon si sentì pervadere da un tiepido calore. Guardò una donna, poi l'altra, e infine girò il polso e lo avvicinò al petto, traboccante di gratitudine per la loro amicizia. «Grazie.» Una volta tornati all'aperto, Eragon si pose le mani sui fianchi e trasse un profondo respiro di aria fumosa. La giornata volgeva al tramonto, e lo sgargiante arancio del giorno aveva lasciato il posto a una caliginosa luce dorata che avvolgeva l'accampamento e il campo di battaglia, conferendogli una strana bellezza. «Così adesso lo sai» mormorò Eragon.
Roran si strinse nelle spalle. «Il sangue non mente.»
«Non dirlo» ringhiò Eragon. «Non dirlo mai più.»
Roran lo studiò per parecchi istanti. «Hai ragione; è stato un pensiero orribile. Mi mangerei la lingua.» Si grattò la barba e guardò con gli occhi socchiusi il grande disco del sole che lambiva l'orizzonte. «Nasuada non è quello che mi aspettavo.»
La frase strappò una risata stanca a Eragon. «Quello che ti aspettavi era suo padre, Ajihad. Ma lei è abile quanto lui, se non di più.» «La sua pelle è tinta?»
«No, è il suo colore naturale.»
In quel momento, Eragon avvertì Jeod, Horst e una ventina di altri uomini di Carvahall di affrettarsi verso di loro. Nello svoltare da dietro una tenda, videro Saphira e rallentarono. «Horst!» esclamò Eragon, e corse verso il fabbro per abbracciarlo forte. «Che bello rivederti!»
Horst guardò Eragon a bocca aperta, poi un ampio sorriso gli illuminò il volto. «Che mi venga un colpo se anch'io non sono contento di rivederti, Eragon. Ti sei raffinato, da quando sei partito.»
«Vuoi dire da quando sono fuggito.»
Incontrare i vecchi compaesani fu una strana esperienza per Eragon. Le traversie avevano così alterato alcuni di loro che quasi non li riconosceva. E lo trattavano in maniera diversa, con un misto di rispetto e timore reverenziale. Gli sembrava di vivere un sogno, dove tutto quello che è familiare diventa remoto. Rimase turbato da come si sentiva fuori posto fra di loro.
Quando Eragon arrivò davanti a Jeod, si fermò. «Hai saputo di Brom?»
«Ajihad mi mandò un messaggio, ma vorrei sapere com'è andata da te.»
Eragon annuì con aria grave. «Non appena ne avremo l'occasione, siederemo insieme e parleremo a lungo.» Poi Jeod si avvicinò a Saphira e s'inchinò. «È una vita che aspetto di vedere un drago, e adesso in una sola giornata ne ho visti due. Sono davvero fortunato. Tuttavia sei tu il drago che volevo conoscere.»
Chinando il collo, Saphira sfiorò Jeod sulla fronte. L'uomo rabbrividì al contatto. Ringrazialo da parte mia per aver contribuito a salvarmi da Galbatorix. Altrimenti sarei ancora a languire nella stanza del tesoro del re. Era amico di Brom, e quindi è nostro amico.
Dopo che Eragon ebbe ripetuto le sue parole, Jeod disse: «Atra esterni ono thelduin, Saphira Bjartskular» sorprendendoli con la sua conoscenza dell'antica lingua.
«Dove eri finito?» chiese Horst a Roran. «Ti abbiamo cercato in lungo e in largo dopo che sei corso a caccia di quei due stregoni.»
«Non importa. Tornate alla nave e fate sbarcare tutti; i Varden ci daranno vitto e alloggio. Stanotte dormiremo sulla terraferma!» Gli uomini esultarono.
Eragon guardò con interesse come Roran impartiva ordini. Quando alla fine Jeod e i compaesani si furono allontanati, Eragon disse: «Si fidano di te. Perfino Horst ti obbedisce. Parli a nome di tutta Carvahall, adesso?» «Sì.»
Le tenebre avanzavano cupe sulle Pianure Ardenti quando giunsero alla piccola tenda a due posti che i Varden avevano assegnato a Eragon. Poiché Saphira non poteva nemmeno
infilare la testa nell'apertura, si accovacciò sul terreno lì fuori e si preparò a fare la guardia.
Non appena avrò recuperato le forze, mi occuperò delle tue ferite, le promise Eragon.
Lo so. Non restare alzato fino a tardi, stanotte.
All'interno della tenda, Eragon trovò una lanterna a olio che accese con l'acciarino e la pietra focaia. Poteva vederci benissimo al buio, ma Roran aveva bisogno della luce.
Si sedettero l'uno di fronte all'altro: Eragon sulla branda accostata a un lato della tenda, Roran su uno sgabello che trovò in un angolo. Eragon non sapeva come cominciare, così rimase in silenzio, fissando la fiamma tremula della lanterna.
Nessuno dei due si muoveva.
Dopo interminabili minuti, Roran disse: «Dimmi com'è morto mio padre.»
«Nostro padre.» Eragon rimase calmo quando l'espressione di Roran si indurì. Con voce gentile, disse: «Ho diritto di chiamarlo padre quanto te. Guarda nel tuo cuore; lo sai che è vero.»
«D'accordo. Nostro padre. Com'è morto?»
Eragon aveva raccontato l'episodio diverse volte, ma in questa occasione non nascose nulla. Invece del solito elenco di eventi, descrisse quello che aveva pensato e provato da quando aveva scoperto l'uovo di Saphira, nel tentativo di far capire a Roran perché aveva fatto quello che aveva fatto. Non era mai stato così in ansia prima. «Ho sbagliato a tenere nascosta Saphira al resto della famiglia» concluse Eragon, «ma temevo che avreste insistito perché la uccidessi, e non mi rendevo conto del pericolo in cui ci metteva tutti. Se lo avessi fatto... Dopo che Garrow morì, decisi di andarmene per rintracciare i Ra'zac, e per evitare di mettere ancora Carvahall in pericolo.» Gli sfuggì una risata amara. «Non ha funzionato, ma se fossi rimasto, i soldati sarebbero arrivati prima. E allora chi può sapere che cosa sarebbe successo? Forse sarebbe arrivato lo stesso Galbatorix a far visita alla Valle Palancar. Io posso essere la ragione per cui Garrow... papà... è morto, ma non è mai stata mia intenzione, come non avrei mai voluto che tu o gli altri abitanti di Carvahall soffriste per le mie scelte...» Fece un gesto di disperata impotenza. «Ho fatto meglio che ho potuto, Roran.»
«E il resto? Brom che era un Cavaliere, il salvataggio di Arya a Gil'ead, l'uccisione di uno Spettro nella capitale dei nani... è tutto successo davvero?»
«Sì.» A grandi linee, Eragon tracciò il quadro completo di quanto gli era capitato da quando era fuggito con Brom, compreso il suo soggiorno a Ellesméra e la sua trasformazione durante l'Agaeti Blòdhren.
Chinandosi in avanti, Roran appoggiò i gomiti sulle ginocchia, si strinse le mani e fissò il terreno fra i piedi. Era impossibile per Eragon decifrare le sue emozioni senza toccargli la mente, cosa che decise di non fare perché sapeva che sarebbe stato un terribile errore invadere l'intimità di Roran.
Roran rimase in silenzio così a lungo che Eragon cominciò a chiedersi se avrebbe mai parlato. Poi: «Hai commesso degli errori, ma non più grandi dei miei. Garrow è morto perché hai tenuto nascosta Saphira. Molti sono morti perché mi sono rifiutato di consegnarmi all'Impero... Siamo ugualmente colpevoli.» Alzò lo sguardo, poi lentamente tese la mano destra. «Fratello?»
«Fratello» disse Eragon.
Afferrò il braccio di Roran, poi lo attirò a sé, e i due si strinsero in un abbraccio fraterno, dandosi grosse pacche sulla schiena e dondolandosi insieme come facevano da ragazzi. Quando si separarono, Eragon si asciugq gli occhi col dorso della mano. «Galbatorix dovrà arrendersi, ora
che ci siamo riuniti» scherzò. «Chi può resisterci?» Si sedette di nuovo sulla branda. «Ora dimmi, come hanno fatto i Ra'zac a rapire Katrina?»
Ogni traccia di gioia svanì di colpo dal viso di Roran. Cominciò a parlare con voce bassa e monotona, ed Eragon ascoltò sempre più stupito mentre Roran tesseva un racconto di attacchi, assedi, e tradimenti; della partenza da Carvahall, dell'attraversamento della Grande Dorsale, e dell'incendio dei moli di Teirm, e della navigazione su un mostruoso gorgo.
Alla fine Eragon disse: «Sei un uomo molto più valoroso di me. Io non avrei potuto fare la metà delle cose che hai fatto tu. Combattere sì, ma non convincere tutti a seguirmi.»
«Non avevo scelta. Quando hanno preso Katrina...» La voce di Roran si spezzò. «Potevo arrendermi e morire, oppure tentare di sfuggire alla trappola di Galbatorix, a ogni costo.» Fissò i suoi occhi ardenti su Eragon. «Ho mentito e bruciato e ucciso per arrivare qui. Non devo più preoccuparmi di proteggere gli abitanti di Carvahall; ci penseranno i Varden, d'ora in poi. Adesso non ho che un unico scopo nella vita, trovare e liberare Katrina, se non è già morta. Mi aiuterai, Eragon?»
Eragon si alzò e andò a prendere le bisacce nell'angolo della tenda dove i Varden le avevano depositate. Prese una ciotola di legno e la fiaschetta d'argento con il faelnirv stregato che gli aveva dato Oromis. Bevve un piccolo sorso di liquore per rinvigorirsi e sussultò quando il liquido gli bruciò la gola, facendogli formicolare i nervi di gelido fuoco. Poi versò del faelnirv nella ciotola fino a formare una piccola pozza di liquido.
«Guarda.» Attingendo alla nuova energia, Eragon disse: «Draumr kópa.»
Il liquore tremolò e divenne nero. Dopo qualche secondo, una piccola scintilla di luce comparve al centro della ciotola, mostrando Katrina. Era accasciata contro una parete invisibile, le mani sospese sopra la testa da catene invisibili, i capelli ramati che le piovevano sul viso.
«È viva!» Roran si chinò sulla ciotola, afferrandola come se volesse tuffarsi nel faelnirv e raggiungere Katrina. La sua speranza e la sua determinazione si fusero con un'espressione di affetto così tenero che Eragon capì che soltanto la morte avrebbe impedito a Roran di salvarla.
Incapace di trattenere l'incantesimo più a lungo, Eragon lasciò che l'immagine svanisse. Si appoggiò alla parete della tenda per sostenersi. «Sì» mormorò con voce debole, «è viva. E con tutta probabilità si trova imprigionata sull'Helgrind, il covo dei Ra'zac.» Eragon afferrò Roran per le spalle. «La risposta alla tua domanda, fratello, è sì. Partirò per DrasLeona con te. Ti aiuterò a liberare Katrina. E allora, insieme,
tu e io, uccideremo i Ra'zac e vendicheremo nostro padre.»
Fine del Libro Secondo
La storia continuerà con Il Libro Terzo dell'Eredità Glossario
L'antica lingua
Adurna: acqua
Agaetì Blòdhren: Celebrazione del Giuramento di Sangue
Aiedail: Stella del Mattino
Argetlam: Mano d'Argento
Atra esterni ono thelduin/Mon'ranr lifa unin hjarta onr/Un du evarinya ono varda: Che la fortuna ti assista/che la pace regni nel tuo cuore/e che le stelle ti proteggano. Atra gùlai un ilian tauthr ono un atra ono waìse skolir fra rauthr: Che la fortuna e la felicità ti assistano e che tu possa essere una protezione dalla sventura.
Atra nosu waise vardo fra eld hórnya: Che possiamo essere protetti da orecchie indiscrete.
Bjartskular: Squamediluce
Blòthr: fermo; fermati
Brakka du vanyali sem huildar Saphira un eka!: Riduci la magia che blocca Saphira e me!
Brisingr: fuoco
Dagshelgr: giorno sacro
Draumr kópa: Rifletti l'immagine.
Du Fells Nàngoròth: le Montagne Funeste
Du Fyrn Skulblaka: la Guerra dei Draghi
Du Vòllar Eldrvarya: le Pianure Ardenti
Du Vrangr Gata: il Tortuoso Cammino
Du Weldenvarden: la Foresta dei Guardiani
Dvergar: nani
Ebrithil: maestro
Edur: uno sperone roccioso; un promontorio
Eka ai fricai un Shur'tughal: Sono un Cavaliere e un amico.
Elda: appellativo onorifico di grande rispetto (genere neutro)
Eyddr eyreya onr!: Svuota le orecchie!
Fairth: quadro realizzato con mezzi magici
Finiarel: appellativo onorifico per un giovane uomo di grandi promesse
Fricai Andlàt: morte amica (un fungo velenoso)
Gala O Wyrda brunhvitr/Abr Berundal vandr-fódhr/ Burthro laufsblàdar ekar undir/Eom kona dauthleikr... : Cantami oh fato dalla bianca fronte/dello sfortunato Berundal/nato sotto foglie di quercia/da donna mortale... Ganga aptr: Vai indietro.
Ganga fram: Vai avanti.
Gath sem oro un lam iet: Congiungi la freccia alla mia mano.
Gedwéy ignasia: palmo luccicante
Géuloth du knìfr!: Smussa la lama!
Haldthin: stramonio
Helgrind: i Cancelli della Morte
Hlaupa: corri
Hljòdhr: silente
Jierda: spezza; colpisci
Kodthr: prendi
Kvetha Fricai: Salute, amico.
Lethrblaka: pipistrello; le cavalcature dei Ra'zac (letteralmente, volatile di cuoio)
Letta: ferma
Letta orya thorna!: Ferma quelle frecce!
Liduen Kvaedhì: Poetica Scrittura
Losna kalfya iet: Liberami i polpacci.
Malthinae: lega/trattieni/confina
Nalgask: miscela di cera d'api e olio di noci usata per idratare la pelle
Osthato Chetòwa: il Saggio Dolente
Reisa du adurna: Solleva/Alza l'acqua.
Risa: levita
Sé mor'ranr ono firma: Che tu possa trovare la pace.
Sé onr sverdar sitja hvass!: Che la tua spada resti affilata!
Sé orùm thornessa hàvr sharjalvi lifs: Che questo serpente abbia il moto della vita.
Skòlir: protezione; scudo
Skòlir nosu fra brisingr!: Proteggici dal fuoco!
Skòliro: protetto
Skulblaka: drago (letteralmente, volatile di squame)
Stydja unin mor'ranr, Rothgar Kònungr: Riposa in pace, re
Rothgar. Svit-kona: appellativo onorifico e formale per una donna elfica di grande saggezza
Thrysta: spingi; comprimi
Thrysta vindr: Comprimi l'aria.
Togira Ikonoka: lo Storpio Che è Sano
Varden: Guardiani
Vel einradhin iet ai Shur'tugal: La mia parola di Cavaliere.
Vinr Àlfakyn: Amico degli Elfi
Vodhr: appellativo onorifico maschile di medio rispetto
Vor: appellativo onorifico per un caro amico
Waise heill: guarisci
Wiol ono: per te
Wyrda: fato; destino
Wyrdfell: nome elfico per i Rinnegati
Yawé: pegno di fiducia
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