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Volodyk - Paolini2-Eldest

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Название:
Paolini2-Eldest
Автор
Издательство:
неизвестно
ISBN:
нет данных
Год:
неизвестен
Дата добавления:
5 октябрь 2019
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97
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Volodyk - Paolini2-Eldest

Volodyk - Paolini2-Eldest краткое содержание

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Paolini2-Eldest читать онлайн бесплатно

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«Grazie.» Felda s'inchinò di nuovo, poi si allontanò fra le tende, lasciando Roran a meditare sulle sue parole. Camminava grattandosi la barba, e riflettendo sul problema di Mandel e i marinai, una questione a doppio taglio; Roran aveva notato che durante il viaggio da Narda, uno degli uomini di Torson, Frewin, si era invaghito di Odele, una delle amiche di Katrina. Potrebbero causarci problemi quando lasceremo Clovis.

Attento a non attirare troppo l'attenzione, Roran percorse l'accampamento, chiamò i compaesani di cui si fidava di più, e si fece accompagnare da loro nella tenda di Horst, dove disse: «I cinque che abbiamo stabilito partiranno subito, prima che sia troppo tardi. Horst prenderà il mio posto mentre sono via. Ricordate che il vostro compito più importante è quello di garantire che Clovis non parta con le chiatte o non le danneggi in alcun modo. Potrebbero essere il nostro unico mezzo per raggiungere il Surda.»

«Questo, e assicurarci di non essere scoperti» aggiunse Orval.

«Esatto. Se nessuno di noi sarà tornato per dopodomani sera, dateci per catturati. Prendete le chiatte e puntate verso il Surda, ma non fermatevi a Kuasta a comprare provviste; l'Impero probabilmente sarà lì in attesa. Dovrete trovare cibo da qualche altra parte.»

Mentre i suoi compagni si preparavano, Roran si recò nella cabina di Clovis sulla Cinghiale Rosso. «Andate soltanto voi cinque?» chiese Clovis, dopo che Roran gli ebbe spiegato il piano.

«Sì.» Roran tenne il suo sguardo d'acciaio fisso sul capitano, finché l'uomo non si mosse a disagio. «E quando torno, mi aspetto di trovare te, le chiatte e tutti i tuoi uomini ancora qui.»

«Osi mettere in dubbio il mio onore, dopo che ho tenuto fede al nostro accordo?»

«Non metto in dubbio niente, ti dico soltanto quello che mi aspetto. La posta in gioco è troppo alta. Se mi tradisci adesso, condanni a morte l'intero villaggio.»

«Lo so, questo» mormorò Clovis, evitando il suo sguardo.

«La mia gente si difenderà durante la mia assenza. Finché avranno un soffio di fiato nei polmoni, non si faranno prendere, ingannare o abbandonare. E se per caso capitasse loro qualche disgrazia, li vendicherò, dovessi camminare per mille leghe e affrontare Galbatorix in persona. Tieni a mente le mie parole, mastro Clovis, perché dico sul serio.» «Non nutro simpatìe per l'Impero come tu sembri credere» protestò Clovis. «Non gli farei un favore, come non lo farei al primo che passa.»

Roran sorrise, amaro. «Un uomo farebbe di tutto per proteggere la sua famiglia e la sua casa.»

Mentre Roran apriva la porta, Clovis gli chiese: «E cosa farai quando raggiungerai il Surda?»

«Noi abbiamo...»

«Non noi; tu. Cosa farai tu? Ti ho osservato, Roran. Ti ho ascoltato. E mi sembri un brav'uomo, malgrado il trattamento che mi hai riservato. Ma non riesco a immaginare che lasci il martello per riprendere l'aratro, solo perché sei arrivato nel Surda.»

Roran strinse la maniglia tanto da far sbiancare le nocche. «Quando avrò condotto il villaggio sano e salvo nel Surda» disse, con voce piatta come una landa desolata, «allora andrò a caccia.»

«Ah. In cerca della tua bella dai capelli rossi? Ne ho sentito parlare, ma io non...»

La porta si chiuse con un tonfo alle spalle di Roran.

Fuori dalla cabina, lasciò che la collera divampasse dentro di lui, assaporando la libertà dell'emozione, poi riprese il controllo delle sue indomabili passioni. Marciò spedito verso la tenda di Felda, dove Mandel stava scagliando un coltello da caccia contro un ciocco.

Felda ha ragione; qualcuno deve rimetterlo in riga. «Stai perdendo tempo» disse Roran.

Mandel si volse di scatto, sorpreso. «Perché?»

«In una vera battaglia, è molto più probabile che ti cavi un occhio piuttosto che ferire il tuo nemico. Se non conosci l'esatta distanza fra te e il tuo bersaglio...» Roran si strinse nelle spalle. «Faresti meglio a tirare sassi.» Guardò con pacato distacco il giovanotto che si gonfiava d'orgoglio. «Gunnar mi ha detto che conosceva un uomo a Cithrì che riusciva a colpire un corvo in volo otto volte su dieci.»

«E le altre due ti farai ammazzare. Di norma è una pessima

idea scagliare via la tua arma in battaglia.» Roran alzò una mano, come a prevenire le obiezioni di Mandel. «Fai i bagagli e trovati sulla collina oltre il torrente fra quindici minuti. Ho deciso che verrai con noi a Teirm.»

«Sissignore!» Con un ghigno entusiasta, Mandel sgusciò nella tenda e cominciò a prepararsi.

Nell'allontanarsi, Roran incontrò Felda che teneva in braccio, posata sul fianco, la figlia più piccola. Felda guardò prima lui, poi Mandel indaffarato nella tenda, e la sua espressione s'incupì. «Veglia su di lui, Fortemartello.» Posò la bambina a terra e andò ad aiutare Mandel.

Roran fu il primo ad arrivare sulla collina dell'appuntamento. Si accovacciò su un masso bianco a contemplare il mare, preparandosi alla missione che lo aspettava. Quando arrivarono Loring, Gertrude, Brigit e Nolfavrell, il figlio di Brigit, Roran saltò giù dal masso e disse: «Dobbiamo aspettare Mandel; verrà con noi.» «Per quale motivo?» chiese Loring. Anche Brigit restò perplessa. «Credevo avessimo deciso che non doveva accompagnarci nessun altro. Soprattutto non Mandel, che è già stato visto a Narda. Già è pericoloso che ci siate tu e Gertrude, e la presenza di Mandel non fa che accrescere il rischio di venire riconosciuti.»

«È un rischio che devo correre.» Roran guardò gli altri uno per uno. «È necessario che venga.» Alla fine lo ascoltarono, e una volta arrivato anche Mandel, i sei s'incamminarono verso sud, alla volta di Teirm.

Teirm

In quella zona, la costa era un susseguirsi di basse colline ondulate, rigogliose d'erba verdeggiante e punteggiate da pruni, salici e pioppi. Il terreno molle cedeva sotto i loro piedi e rendeva difficile il cammino. Alla loro destra scintillava il vasto oceano. A sinistra correva il profilo violetto della Grande Dorsale. Le vette innevate erano orlate di nuvole e foschia.

Mentre superavano le proprietà che circondavano Teirm

- alcune piccole fattorie, altre vaste tenute - fecero di tutto per passare inosservati. Quando incontrarono la strada che collegava Narda a Teirm, l'attraversarono di corsa e proseguirono a est, verso le montagne, per parecchie miglia, prima di dirigersi di nuovo a sud. Una volta sicuri di aver aggirato la città, puntarono verso l'oceano fino a incrociare la strada che da sud conduceva a Teirm.

Durante i giorni trascorsi a bordo della Cinghiale Rosso, Roran aveva riflettuto che gli ufficiali di Narda dovevano aver intuito che chiunque avesse ucciso i due soldati era fra gli uomini partiti sulle chiatte di Clovis. In questo caso avrebbero avvertito i soldati di stanza a Teirm di stare attenti a chi corrispondeva alle descrizioni. E se i Ra'zac erano stati a Narda, allora i soldati avrebbero saputo anche che non cercavano una semplice banda di assassini, ma Roran Fortemartello e i profughi di Carvahall. Teirm poteva rivelarsi un'enorme trappola. Tuttavia dovevano per forza passare dalla città, poiché il villaggio aveva bisogno di fare scorta di cibo e di trovare un nuovo mezzo di trasporto. Roran aveva deciso che la migliore precauzione contro un'eventuale cattura era non mandare a Teirm nessuno che fosse già stato visto a Narda, tranne Gertrude e se stesso: Gertrude perché era l'unica che conosceva gli ingredienti per le sue medicine, e se stesso perché, malgrado fosse il più facilmente riconoscibile, non si fidava di nessun altro per fare quello che andava fatto. Sapeva di possedere la volontà e la forza di agire laddove altri avrebbero esitato, come quando aveva ucciso le guardie. Il resto del gruppo era stato scelto per non destare sospetti. Loring era vecchio, ma era anche un valoroso combattente e un eccellente bugiardo. Brigit si era dimostrata scaltra e forte, e suo figlio Nolfavrell aveva già ucciso un soldato in uno scontro, nonostante la sua tenera età. Nella migliore delle ipotesi, li avrebbero scambiati per una famiglia numerosa che viaggiava insieme. Se non fosse per Mandel, che scombina il quadretto, pensò Roran. Era stata un'idea di Roran anche quella di entrare a Teirm da sud, per depistare chi si fosse aspettato il loro arrivo da Narda.

La sera era vicina quando arrivarono in vista di Teirm, bianca e spettrale nella luce del crepuscolo. Roran si fermò per osservarla meglio. La città fortificata si affacciava su una profonda baia, protetta e inaccessibile da qualsiasi attacco. Le torce ardevano fra i merli del cammino di ronda, dove soldati armati di arco pattugliavano la cinta muraria. Oltre le mura si ergeva la cittadella, e poi un faro dai vetri sfaccettati che proiettava il suo fascio di luce sulle acque scure. «È grandissima» mormorò Nolfavrell.

Loring annuì, senza staccare gli occhi da Teirm. «Già, enorme.»

L'attenzione di Roran fu catturata da una nave ormeggiata a uno dei moli di pietra che sporgevano dalla città. Il veliero a tre alberi era più grande delle navi che aveva visto a Narda, con un alto castello di prua, due ordini di remi e dodici potenti baliste montate su ciascuna fiancata per scagliare giavellotti. Il magnifico vascello dava l'impressione di essere adatto sia al commercio che alla guerra. Ancor più importante era che sembrava - sembrava - in grado di trasportare l'intero villaggio.

«Ecco quello che ci serve» disse Roran, indicando la nave.

Brigit emise un brontolìo cupo. «Dovremmo vendere noi stessi come schiavi per permetterci un passaggio su quel mostro.»

Clovis li aveva avvertiti che le saracinesche di Teirm chiudevano al tramonto, così affrettarono il passo per evitare di trascorrere la notte in aperta campagna. Nell'avvicinarsi alle bianche mura, videro la strada affollata da due fiumane di gente che andava e veniva da Teirm.

Roran non si era aspettato tanto traffico, ma capì al volo che questo avrebbe aiutato il gruppo a passare inosservato. Chiamando a sé Mandel, disse: «Resta indietro per qualche minuto, e poi accodati a qualcun altro che varca il cancello, perché le guardie non si convincano che sei con noi. Ti aspetteremo dall'altra parte. Se ti fanno domande, di' che sei venuto a cercare lavoro come marinaio.»

«Sissignore.»

Non appena Mandel fu rimasto indietro, Roran abbassò una spalla e cominciò a zoppicare, ripassando la storia che Loring aveva inventato per giustificare la loro presenza a Teirm. Si fece da parte e chinò il capo, mentre passava un uomo intento a spronare due buoi indolenti, lieto che le ombre gli nascondessero i lineamenti.

Il cancello si apriva dinnanzi a loro, immerso nella luce arancione per le fiaccole che ardevano su ciascun lato dell'ingresso. Sotto l'arco c'erano due soldati con la fiamma di Galbatorix ricamata sul davanti delle loro tuniche cremisi. Nessuno dei due degnò Roran e i suoi compagni di un'occhiata mentre arrancavano sotto le punte aguzze della saracinesca, superando la breve galleria che veniva dopo.

Roran raddrizzò le spalle e sentì che parte della tensione si scioglieva. Lui e gli altri si radunarono dietro l'angolo di una casa, dove Loring mormorò: «Fin qui, tutto liscio.»

Quando arrivò anche Mandel, andarono in cerca di un ostello poco costoso dove affittare una camera. Mentre camminavano, Roran studiava la città, con le sue case fortificate che crescevano in altezza verso la cittadella, e la disposizione a griglia delle strade. Quelle da nord a sud partivano dalla cittadella per espandersi come un fuoco d'artificio, mentre quelle da est a ovest seguivano un andamento curvilineo che formava con le prime una specie di ragnatela, creando numerosi luoghi dove si potevano innalzare barricate e appostare soldati.

Se Carvahall fosse stata costruita così, pensò Roran, non avrebbe potuto sconfiggerci nessuno, se non il re in persona.

Al calar della sera avevano trovato un alloggio presso la Castagna Verde, una squallida taverna che serviva una birra orribile e aveva i letti infestati di pulci. L'unico vantaggio era che non costava praticamente nulla. Andarono a dormire senza cena, per risparmiare denaro prezioso, e si distesero vicini per impedire a qualche altro ospite della stamberga di rubar loro le borse.

Il giorno dopo, Roran e i suoi compagni lasciarono la Castagna Verde prima dell'alba, in cerca di provviste e un mezzo di trasporto.

Gertrude disse: «Ho sentito parlare di un'erborista in gamba, una certa Angela, che vive qui e pare sia in grado di curare ogni malanno, forse con un tocco di magia.

Vado a cercarla, perché se ho bisogno di qualcuno, è proprio di lei.»

«Non dovresti andare da sola» disse Roran. Guardò Mandel. «Accompagnala tu, aiutala con la spesa, e proteggila a tutti i costi se venite attaccati. I tuoi nervi verranno messi alla prova, forse, ma non fare niente per destare allarme, perché significherebbe tradire i tuoi amici e la tua famiglia.»

Mandel si toccò la ciocca di capelli sulla fronte e annuì, obbediente. Lui e Gertrude imboccarono una traversa e si allontanarono, mentre gli altri riprendevano la ricerca.

Roran aveva la pazienza di un predatore appostato, ma perfino lui cominciò a smaniare di inquietudine quando la mattinata e il pomeriggio passarono senza che riuscisse a trovare una nave che li portasse nel Surda. Venne a sapere che il veliero a tre alberi, l'Ala di Drago, era stato appena costruito e stava per intraprendere il suo viaggio inaugurale; che non avrebbero avuto alcuna possibilità di noleggiarlo dalla Compagnia di Navigazione Blackmoor, a meno che non avessero avuto a disposizione una montagna d'oro rosso dei nani; e che in effetti non avevano abbastanza soldi nemmeno per ingaggiare la più sgangherata carretta ormeggiata in porto. Né avrebbero risolto i problemi impadronendosi delle chiatte di Clovis, perché sarebbe rimasta comunque la questione di che cosa mangiare durante il viaggio.

«È difficile» osservò Brigit, «anzi, direi impossibile rubare qualcosa qui, con tutti i soldati, e le case addossate l'una all'altra, e le sentinelle all'ingresso. Se cercassimo di trasportare troppa roba fuori da Teirm, ci fermerebbero per sapere che cosa stiamo facendo.»

Roran annuì. Anche quello.

Roran aveva suggerito a Horst che se gli abitanti del villaggio fossero stati costretti a fuggire da Teirm con i soli viveri rimasti, avrebbero potuto compiere qualche razzìa.. In cuor suo, Roran sapeva che un simile gesto avrebbe significato che erano diventati dei mostri come quelli che odiavano: una cosa era combattere e uccidere quelli che servivano Galbatorix, o persino rubare le chiatte di Clovis, dato che aveva altri mezzi di sostentamento, un'altra era appropriarsi delle provviste di contadini innocenti che lottavano per sopravvivere come gli stessi abitanti di Carvahall. Sarebbe stato un crimine efferato.

Tutti questi problemi pesavano sulle spalle di Roran come macigni. L'impresa era stata sempre esile, nel migliore dei casi, sostenuta in parti eguali dalla paura, dalla disperazione, dall'ottimismo e dall'improvvisazione. Ora temeva di aver guidato il villaggio nel covo del nemico, e di averlo intrappolato con una catena forgiata dalla loro stessa povertà. Potrei fuggire da solo e continuare a cercare Katrina, ma che vittoria sarebbe se lasciassi il mio villaggio alla mercé dell'Impero? Qualunque destino ci aspetti a Teirm, resterò al fianco di coloro che si sono fidati di me abbastanza da abbandonare le loro case per le mie parole.


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