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Volodyk - Paolini2-Eldest

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Название:
Paolini2-Eldest
Автор
Издательство:
неизвестно
ISBN:
нет данных
Год:
неизвестен
Дата добавления:
5 октябрь 2019
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97
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Volodyk - Paolini2-Eldest

Volodyk - Paolini2-Eldest краткое содержание

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Paolini2-Eldest читать онлайн бесплатно

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«Perché dovremmo fidarci di te, Gambelunghe?» intervenne Loring. «Potresti essere un agente di Galbatorix, per quanto ne sappiamo.»

«Sono stato amico di Brom per oltre vent'anni, prima che facesse il cantastorie a Carvahall» disse Jeod, «e ho fatto del mio meglio per aiutare lui ed Eragon quando li ho ospitati sotto il mio tetto. Ma siccome nessuno dei due è presente a confermare la mia parola, rimetto la mia vita nelle vostre mani. Potrei gridare aiuto, ma non lo farò. Né vi combatterò. Vi chiedo soltanto di raccontarmi la vostra storia, e di ascoltare la mia. Poi potrete decidere quali azioni intraprendere. Non siete in pericolo immediato, perciò che male c'è a parlare?» Brigit attirò l'attenzione di Roran con un gesto del mento. «Magari lo dice solo per salvarsi la pelle.»

«Può darsi» disse Roran, «ma dobbiamo scoprire quello che sa.» Infilando un braccio sotto la poltrona, la trascinò dall'altro capo della stanza, l'addossò alla porta e si sedette, perché nessuno potesse entrare all'improvviso e coglierli di sorpresa. Puntò il martello contro Jeod. «D'accordo. Vuoi parlare? Parliamo, allora.»

«Sarebbe meglio che cominciassi tu.»

«Se lo faccio, e dopo non saremo soddisfatti delle tue risposte, dovremo ucciderti» lo avvisò Roran. Jeod incrociò le braccia. «E sia.»

Nonostante tutto, Roran rimase impressionato dalla fermezza del mercante; Jeod sembrava incurante della propria sorte, anche se teneva le labbra strette. «E sia» ripetè Roran.

Roran aveva rivissuto gli eventi dall'arrivo dei Ra'zac a

Carvahall più di una volta, ma non li aveva mai descritti ad alta voce a un'altra persona. Mentre parlava, fu colpito da quante cose erano accadute a lui e agli altri abitanti del villaggio in così poco tempo, e di come era stato facile per l'Impero distruggere la loro vita nella Valle Palancar. Resuscitare gli antichi terrori fu terribile per Roran, ma almeno ebbe la soddisfazione di vedere Jeod manifestare un totale e sincero stupore nell'apprendere come il villaggio aveva scacciato i soldati e i Ra'zac dall'accampamento, del conseguente assedio di Carvahall, del tradimento di Sloan e del rapimento di Katrina, di come Roran aveva convinto i compaesani a fuggire, e delle traversie del viaggio fino a Teirm. «Per i re perduti!» esclamò Jeod. «Una storia straordinaria. Straordinaria! E pensare che siete riusciti a farla in barba a Galbatorix, e che adesso l'intero villaggio di Carvahall è nascosto a poche miglia da una delle più grandi città dell'Impero e il re non lo sa...» Scosse il capo, colmo di ammirazione.

«Già, questa è la nostra situazione» borbottò Loring, «ed è alquanto precaria, perciò sarà meglio che ti sbrighi a darci un motivo valido per cui dovremmo lasciarti in vita.»

«Perché anch'io...»

Jeod s'interruppe quando qualcuno provò a girare la maniglia alle spalle di Roran, nel tentativo di aprire la porta. Seguì una gragnuola di colpi sulle tavole di quercia. Nel corridòio, una donna gridò: «Jeod! Fammi entrare, Jeod! Non puoi nasconderti per sempre in quella tana!»

«Posso?» bisbigliò Jeod.

Roran schioccò le dita guardando Nolfavrell, e il ragazzo gli lanciò il pugnale. Roran scivolò dietro la scrivania e appoggiò la lama contro la gola di Jeod. «Falla andare via.»

Alzando la voce, Jeod disse: «Non posso parlare adesso; sono in una riunione d'affari.»

«Bugiardo! Non hai alcun affare. Sei in bancarotta! Vieni fuori e guardami in faccia, vigliacco! Che razza di uomo sei, se non hai il coraggio di guardare tua moglie negli occhi?» La donna tacque per un secondo, come in attesa di una risposta, poi riprese a strillare più forte. «Vigliacco! Sei un verme schifoso, un lurido topo di fogna, uno squallido pezzente senza un briciolo di buonsenso per gestire un banco al mercato, figuriamoci una società di navigazione. Mio padre non avrebbe mai perso così tanto denaro!»

Roran fremette mentre gli insulti continuavano. Non riuscirò più a contenere Jeod, se va avanti di questo passo. «Taci, donna!» tuonò Jeod, ottenendo il silenzio. «La nostra sorte potrebbe cambiare se tenessi a freno quella tua linguaccia e non strillassi come una pescivendola.»

La risposta arrivò gelida. «Aspetterò i tuoi comodi in sala da pranzo, marito caro, ma se non verrai a cenare insieme a me e non mi darai spiegazioni, lascerò questa maledetta casa per non rimetterci più piede.» Si udì un rumore di passi che si allontanavano.

Quando fu sicuro che la donna se n'era andata, Roran scostò il pugnale dalla gola di Jeod e lo restituì a Nolfavrell, poi si sedette di nuovo sulla poltrona addossata alla porta.

Jeod si massaggiò il collo e con aria avvilita disse: «Se non veniamo a un accordo, tanto vale che tu mi uccida; sarà più facile che spiegare a Helen che l'ho sgridata per niente.»

«Hai tutta la mia simpatia, Gambelunghe» disse Loring.

«Non è colpa sua... È che non capisce perché la sfortuna ci perseguita.» Jeod sospirò. «Forse è colpa mia, perché non ho il coraggio di dirglielo.»

«Dirle cosa?» domandò Nolfavrell.

«Che sono un agente dei Varden.» Jeod fece una pausa davanti alle cominciare

dal principio. Roran, ti sono giunte voci, negli ultimi mesi, dell'esistenza Galbatorix?»

«Sì, qualche chiacchiera qui e là, ma niente a cui abbia prestato fede.» Jeod esitò. «Non so come altro dirtelo, Roran... ma esiste un nuovo Cavaliere in Alagaésia, ed è tuo cugino Eragon. La pietra che trovò sulla Grande Dorsale era in realtà un uovo di drago, che io stesso aiutai i Varden a sottrarre a Galbatorix anni fa. L'uovo si è schiuso davanti a Eragon, e lui ha chiamato il drago, una femmina, Saphira. Ecco perché i Ra'zac sono venuti a Carvahall la prima volta, e sono tornati perché nel frattempo Eragon era diventato un nemico formidabile dell'Impero, e con la tua cattura Galbatorix sperava di metterlo in condizioni di non nuocere.» Roran gettò indietro il capo e scoppiò in una risata gutturale, fino a farsi venire le lacrime agli occhi, tenendosi la pancia che gli doleva per lo sforzo. Loring, Brigit e Nolfavrell lo guardavano esterrefatti e spaventati, ma Roran non si curò delle loro opinioni. Rideva dell'assurdità delle asserzioni di Jeod. Rideva della terribile possibilità che quanto diceva corrispondesse al vero.

Ansimando per riprendere fiato, Roran si calmò, pur continuando a scoppiare in brevi sprazzi di ilarità sotto i baffi. Si asciugò la faccia con la manica e poi guardò Jeod con un sorriso gelido sulle labbra. «Una storia che risponde a molte domande, te lo concedo. Ma come un'altra mezza dozzina di spiegazioni a cui ho pensato.»

Brigit chiese: «Se la pietra di Eragon era un uovo di drago, da dove veniva?»

«Ah» rispose Jeod, «questa è una parte della storia che conosco fin troppo bene...»

Sprofondato nella poltrona, Roran ascoltò incredulo

loro espressioni sconvolte. «Sarà meglio

di un nuovo Cavaliere che si oppone a Jeod che infilava una sfilza di assurdità dietro l'altra, come il fatto che Brom - quel vecchio trombone di Brom! - un tempo era stato un Cavaliere e aveva contribuito alla nascita dei Varden, che Jeod aveva scoperto un passaggio segreto per introdursi di soppiatto a Urù'baen, che i Varden erano riusciti a rubare le ultime tre uova di drago a Galbatorix, e che soltanto un uovo si era salvato, dopo che Brom aveva combattuto e ucciso Morzan dei Rinnegati. Come se questo non fosse già abbastanza assurdo da parte sua, Jeod proseguì descrivendo un accordo stretto fra Varden, nani ed elfi, secondo cui l'uovo avrebbe dovuto essere trasportato avanti e indietro dalla Du Weldenvarden ai Monti Beor, motivo per cui l'uovo e i suoi custodi erano vicini ai margini della grande foresta quando erano caduti nell'imboscata di uno Spettro.

Uno Spettro... ma sicuro! pensò Roran.

Per quanto scettico, ascoltò con rinnovato interesse quando Jeod cominciò a raccontare di Eragon che trovava l'uovo e allevava il drago nella foresta vicino alla fattoria di Garrow. All'epoca, Roran era stato molto impegnato con i preparativi della partenza per Therinsford, dove avrebbe lavorato al mulino di Dempton, ma rammentava come gli era sembrato distratto Eragon, che passava ogni minuto libero fuori di casa, facendo chissà cosa...

Quando Jeod spiegò come e perché Garrow era morto, Roran si sentì montare la collera al pensiero che Eragon avesse osato tenere il drago in gran segreto, quando era così ovvio che avrebbe messo tutti in pericolo. È colpa sua se mio padre è morto!

«Ma cosa credeva di fare?» esplose.

Jeod lo guardò con un'aria di serafica compassione che lo infastidì. «Dubito che Eragon lo sapesse. I Cavalieri e i loro draghi sono così intimamente legati che spesso è difficile distinguere l'uno dall'altro. Eragon non avrebbe potuto fare del male a Saphira più di quanto non lo avrebbe fatto a se stesso.»

«Sì che avrebbe potuto» ribattè Roran. «Perché a causa sua io sono stato costretto a fare cose altrettanto dolorose, e so... che avrebbe potuto.»

«Hai tutti i diritti di pensarla così» disse Jeod, «ma non dimenticare che la ragione per cui Eragon è fuggito dalla Valle Palancar era per proteggere te e il villaggio. Credo che sia stata una decisione molto sofferta per lui. Dal suo punto di vista, si è sacrificato per garantirvi la salvezza e vendicare tuo padre. E sebbene la sua partenza non abbia avuto l'effetto sperato, le cose sarebbero andate peggio se fosse rimasto.»

Roran non disse niente finché Jeod non parlò del motivo per cui Brom ed Eragon erano andati a Teirm: il tentativo di localizzare i Ra'zac attraverso i registri delle spedizioni. «E ci sono riusciti?» esclamò Roran, balzando in piedi. «Sì.»

«Allora, dove sono? Per amor del cielo, uomo, dimmelo. Sai quanto è importante per me!»

«Dai registri, e in seguito ho ricevuto un messaggio dai Varden secondo cui il racconto di Eragon lo confermava, risultava che il covo dei Ra'zac si trova sulla formazione rocciosa nota come Helgrind, vicino a Dras-Leona.» Roran strinse il martello, in preda all'eccitazione. È un lungo viaggio fino a Dras-Leona, ma Teirm ha accesso all'unico valico fra qui e le -propaggini meridionali della Grande Dorsale. Se riesco a far imbarcare tutti gli altri sani e salvi per proseguire lungo la costa, io potrò andare a questo Helgrind, salvare Katrina se è lì, e poi seguire il fiume Jietfino al Sur da.

I suoi pensieri dovevano aver lasciato filtrare qualcosa sul suo volto, perché Jeod disse: «Non è possibile, Roran.» «Cosa?»

«Nessun uomo può conquistare l'Helgrind. È una solida, liscia montagna di pietra nera, impossibile da scalare. Pensa alle orribili cavalcature dei Ra'zac; è molto probabile che abbiano scelto come rifugio la cima dell'Helgrind piuttosto che rintanarsi in qualche anfratto ai suoi piedi, dove sarebbero più vulnerabili. Come pensi di raggiungerli? E se anche ci riuscissi, come potresti sconfiggere tutti e due i Ra'zac, le loro bestie, e chissà cos'altro? Non ho il minimo dubbio che tu sia un guerriero formidabile... in fin dei conti, tu ed Eragon avete lo stesso sangue... ma questi sono nemici ben più potenti di qualsiasi essere umano.»

Roran scosse il capo. «Non posso abbandonare Katrina. Potrà anche essere vano, ma devo tentare di liberarla, dovesse costarmi la vita.»

«A Katrina non servirà un bel niente se ti fai uccidere» lo ammonì Jeod. «Se mi permetti un consiglio, cerca di raggiungere il Surda, come hai progettato. Una volta lì, sono sicuro che potrai contare sull'aiuto di Eragon. Perfino i Ra'zac non possono competere in uno scontro diretto con un Cavaliere e il suo drago.»

Con gli occhi della mente, Roran vide le enormi bestie alate che i Ra'zac cavalcavano. Odiava doverlo ammettere, ma sapeva che simili creature superavano le sue capacità di uccidere, per quanto forti fossero le sue ragioni. Nell'istante in cui accettò quella verità, credette anche a tutta la storia di Jeod: perché in caso contrario avrebbe perso Katrina per sempre.

Eragon, pensò. Eragon! Per il sangue che ho versato e che mi insudicia le mani, giuro sulla tomba di mio padre che pagherai per ciò che hai fatto attaccando l'Helgrind con me. Se sei stato tu a provocare questo disastro, allora ti costringerò a rimediarlo.

Roran fece un cenno a Jeod. «Continua il tuo racconto. Facci sentire il seguito di questa triste vicenda prima che il giorno invecchi.»

E così Jeod parlò della morte di Brom; di Murtagh, figlio di Morzan; della cattura e della fuga da Gil'ead; del disperato volo per salvare un'elfa; degli Urgali e dei nani, e di una grande battaglia in un luogo chiamato Farthen Dùr, dove Eragon aveva sconfitto uno Spettro. E rivelò loro che i Varden erano partiti dai Monti Beor per rifugiarsi nel Surda, e che al momento Eragon si trovava nel cuore della Du Weldenvarden, per apprendere i misteriosi segreti della magia e dell'arte guerresca, ma che sarebbe tornato presto.

Quando il mercante alla fine tacque, Roran si riunì con gli altri tre compagni per conferire nell'angolo più lontano dello studio. Sottovoce, Loring disse: «Non so se sta mentendo oppure no, ma chiunque sappia raccontare una storia come questa sotto minaccia di morte merita di vivere. Un nuovo Cavaliere! Ed è Eragon, per giunta!» Scrollò il capo. «Brigit?» disse Roran.

«Non saprèi. È così incredibile...» Esitò. «Ma dev'essere vero. Un nuovo Cavaliere è l'unica cosa che avrebbe spinto l'Impero a darci questa caccia feroce.»

«Già» convenne Loring. I suoi occhi scintillavano di eccitazione. «Siamo rimasti coinvolti in eventi ben più straordinari di quanto pensassimo. Un nuovo Cavaliere. Ma ci pensate! Il vecchio ordine ha i giorni contati, vi dico... Roran, tu hai avuto ragione fin dal principio.»

«Nolfavrell?»

Il ragazzo parve lusingato di essere stato interpellato. Si morse un labbro, poi disse: «Jeod mi sembra una persona onesta. Io credo che possiamo fidarci di lui.»

«D'accordo» disse Roran. Tornò da Jeod, piantò le nocche sul bordo della scrivania e disse: «Ancora due domande, Gambelunghe. Come sono fatti Brom ed Eragon? E come hai riconosciuto il nome di Gertrude?»

«Sapevo di Gertrude perché Brom mi disse di averle affidato una lettera per te. Quanto al loro aspetto... Brom era poco più basso di me. Barba folta, naso aquilino, e portava sempre con sé un bastone intagliato. E oserei dire che era alquanto irritabile, a volte.» Roran annuì: era Brom. «Eragon era... giovane. Capelli castani, occhi marroni, una cicatrice sul polso, e non la smetteva mai di fare domande.» Roran annuì di nuovo: quello era suo cugino. Roran si infilò di nuovo il martello nella cintura. Brigit, Loring e Nolfavrell rinfoderarono le lame. Poi Roran spostò la poltrona dalla porta, e i quattro presero di nuovo posto come persone civili. «E adesso, Jeod?» chiese Roran. «Puoi aiutarci? So che ti trovi in un brutto frangente, ma noi... noi siamo disperati e non abbiamo nessun altro a cui rivolgerci. Come agente dei Varden, puoi garantirci la loro protezione? Noi li serviremo volentieri, se ci difenderanno dalle ire di Galbatorix.»


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