Volodyk - Paolini2-Eldest
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Volodyk - Paolini2-Eldest краткое содержание
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Tutti questi problemi pesavano sulle spalle di Roran come macigni. L'impresa era stata sempre esile, nel migliore dei casi, sostenuta in parti eguali dalla paura, dalla disperazione, dall'ottimismo e dall'improvvisazione. Ora temeva di aver guidato il villaggio nel covo del nemico, e di averlo intrappolato con una catena forgiata dalla loro stessa povertà. Potrei fuggire da solo e continuare a cercare Katrina, ma che vittoria sarebbe se lasciassi il mio villaggio alla mercé dell'Impero? Qualunque destino ci aspetti a Teirm, resterò al fianco di coloro che si sono fidati di me abbastanza da abbandonare le loro case per le mie parole.
Per alleviare i morsi della fame, si fermarono da un fornaio e comprarono una pagnotta di pane di segala, come pure un piccolo vaso di miele da spalmarci sopra. Mentre pagavano, Loring accennò al garzone del fornaio che erano in cerca di navi, equipaggiamento e viveri.
Roran si sentì battere sulla spalla e si volse. Un uomo dagli ispidi capelli neri e dal gran pancione rotondo gli disse: «Perdona se ho ascoltato quanto dicevate al giovanotto lì, ma se è una nave che cercate, e a un buon prezzo, credo che dovreste partecipare all'asta.»
«Di che asta parli?» chiese Roran.
«Ah, è una storia triste, ma se ne sentono tante al giorno d'oggi. Uno dei nostri mercanti, Jeod - Jeod Gambelunghe, come lo chiamiamo noi - ha subito il più devastante dei rovesci di fortuna. In meno di tin anno ha perduto quattro delle sue navi, e quando ha cercato di vendere le sue merci sulla terraferma, la carovana è caduta in un'imboscata ed è stata distrutta da una banda di ladri. I suoi investitori lo hanno costretto a dichiarare bancarotta, e adesso venderanno le sue proprietà per rientrare delle perdite. Riguardo ai viveri non so dirvi, ma state certi che a quell'asta troverete tutto ciò che vi serve.»
Un debole barlume di speranza si accese nel cuore di Roran. «Quando si terrà l'asta?»
«Ma come? Il manifesto è affisso su tutti i tabelloni della città. A ogni buon conto, sarà dopodomani.» Questo spiegava perché non avevano avuto sentore dell'asta; avevano fatto di tutto per stare alla larga dai tabelloni con gli avvisi, al fine di evitare che qualcuno riconoscesse Roran dal ritratto sul manifesto dei ricercati. «Ti ringrazio molto» disse Roran all'uomo. «Ci hai risparmiato un sacco di fatica.»
«Oh, di niente.»
Una volta che Roran e i suoi compagni furono usciti dalla bottega, si riunirono al margine della strada. Roran disse: «Pensate che dovremmo andare a dare un'occhiata?»
«Non abbiamo alternative» borbottò Loring.
«Brigit?»
«E me lo chiedi? È ovvio. Ma non possiamo aspettare fino a dopodomani.»
«No. Io dico di andare a conoscere questo Jeod per vedere se riusciamo a concludere un affare prima che l'asta abbia inizio. Che ne dite?»
Tutti assentirono, e si misero in cerca della casa di Jeod, grazie alle indicazioni di un passante. La casa - o meglio, la residenza - si trovava nella zona ovest di Teirm, vicina alla cittadella, insieme ad altre decine di ricche dimore abbellite da trafori, cancelli di ferro battuto, statue e fontane.
Roran rimase stupito di fronte a tanta opulenza; non riusciva quasi a comprendere come la vita di quelle persone fosse tanto diversa dalla sua.
Bussò alla porta della residenza di Jeod, accanto a quella che sembrava una bottega abbandonata. Dopo un momento, la porta si aprì e comparve un florido maggiordomo, armato di una chiostra di denti scintillanti. Dalla soglia adocchiò i quattro stranieri con palese disgusto, poi fece risplendere il sorriso radioso e chiese: «Come posso aiutarvi, gentili signori e gentile signora?»
«Vorremmo parlare con Jeod, se non è impegnato.»
«Avete un appuntamento?»
Roran pensò che il maggiordomo sapeva perfettamente che non ce l'avevano. «La nostra permanenza a Teirm è troppo breve per organizzare un incontro formale.»
«Ah, capisco, ma in questo caso mi rincresce comunicarvi che fareste meglio a impiegare il vostro tempo da qualche altra parte. Il mio padrone ha parecchie faccende da sbrigare. Non può dedicarsi a ogni branco di straccioni che bussa alla sua porta in cerca di elemosina» disse il maggiordomo con un sorriso affettato, se possibile ancor più abbagliante, e fece per chiudere la porta.
«Aspetta!» esclamò Roran. «Non cerchiamo elemosina; abbiamo un affare da proporre a Jeod.»
Il maggiordomo inarcò un sopracciglio. «Davvero?»
«Sì. Per favore, chiedigli di riceverci. Abbiamo fatto tanta strada ed è assolutamente necessario che Jeod ci riceva oggi stesso.»
«Posso chiedere la natura della vostra proposta?»
«È confidenziale.»
«Molto bene, signori» disse il maggiordomo. «Riferirò il vostro messaggio, ma vi avverto che Jeod è occupato al momento, e dubito che voglia essere disturbato. Con quale nome debbo annunciarti, signore?»
«Puoi chiamarmi Fortemartello.» Il maggiordomo arricciò un angolo della bocca, come divertito dal nome, poi scivolò dietro la porta e la chiuse. «Se la sua testa fosse poco più grande, non entrerebbe nella latrina» borbottò Loring fra i denti. Nolfavrell scoppiò a ridere per la battuta.
Brigit commentò: «Speriamo soltanto che il servo non somigli al padrone.»
Un minuto dopo, la porta si riaprì e il maggiordomo annunciò, con espressione lievemente irritata: «Jeod ha acconsentito a ricevervi nel suo studio.» Si scostò e con la mano tesa fece loro cenno di entrare. «Da questa parte.» Varcato il sontuoso ingresso, il maggiordomo li precedette e li condusse lungo un corridòio rivestito di lucido legno per fermarsi davanti a una delle numerose porte. L'aprì e li invitò a entrare.
Jeod Gambelunghe
Se Roran avesse saputo leggere, sarebbe rimasto molto più impressionato dagli scaffali traboccanti di libri che tappezzavano le pareti dello studio. Invece riservò la sua attenzione all'uomo alto dai capelli grigi che li attendeva in piedi dietro una scrivania ovale. L'uomo che Roran diede per scontato fosse Jeod - sembrava stanco almeno quanto lo si sentiva Roran. Il suo viso era scavato, consumato dalle preoccupazioni, e triste, e quando si voltò per osservarli, Roran notò una brutta cicatrice biancastra che gli solcava la tempia sinistra. Per Roran era indice di grande tempra in un uomo. Magari sepolta da tempo, ma sempre tempra.
«Sedetevi» disse Jeod. «Non mi piacciono le cerimonie in casa mia.» Li scrutò con curiosità mentre si accomodavano nelle morbide poltrone di pelle. «Posso offrirvi qualche dolcetto e un bicchiere di brandy di albicocche? Non posso concedervi molto tempo, ma so che siete in cammino da parecchie settimane, e ricordo bene come mi sentivo la gola riarsa dopo un viaggio del genere.»
Loring sogghignò. «Sì, un goccio di brandy mi ci vuole proprio. Sei generoso, signore.»
«Per mio figlio, solo un bicchiere di latte» disse Brigit.
«Ma certo, madam.» Jeod tirò il cordone della campanella per chiamare il maggiordomo, gli impartì le istruzioni, poi si sedette nella sua poltrona. «Credo di essere in svantaggio. Voi conoscete il mio nome, ma io non conosco i vostri.» «Fortemartello, per servirti» disse Roran.
«Mardra, per servirti» disse Brigit.
«Kell, per servirti» disse Nolfavrell.
«E io sono Wally, per servirti» concluse Loring.
«Bene, e io sono qui per servire voi» rispose Jeod. «Dunque, Rolf mi ha detto che avete un affare da propormi. È giusto che sappiate che non sono nella posizione di poter vendere merci, né possiedo oro da investire, né navi per trasportare lana o viveri, gemme o spezie. Quindi come posso esservi utile?»
Roran appoggiò i gomiti sulle ginocchia, poi intrecciò le dita e le fissò a lungo, mentre cercava di mettere ordine nei suoi pensieri. Una parola di troppo potrebbe ucciderci, rammentò a se stesso. «Per farla breve, signore, noi rappresentiamo un gruppo di persone che, per varie ragioni, devono acquistare un grande quantitativo di merci a pochissimo prezzo. Sappiamo che i tuoi beni verranno messi all'asta dopodomani per ripagare i tuoi debiti, e vorremmo fare un'offerta per quelli che ci servono. Avremmo aspettato il giorno dell'asta, ma le circostanze ci impongono fretta e non possiamo aspettare altri due giorni. Se dobbiamo concludere un affare, dev'essere stasera o domani, non più tardi.»
«Che genere di merci vi occorrono?»
«Viveri, e quant'altro sia necessario per armare una nave o un altro tipo di imbarcazione per un lungo viaggio per mare.»
Una scintilla d'interesse illuminò il viso sciupato di Jeod. «Avete una nave ben precisa in mente? Perché conosco ogni scafo che abbia solcato i mari negli ultimi vent'anni.»
«Dobbiamo ancora decidere.»
Jeod non replicò. «Capisco perché avete pensato di rivolgervi a me, ma temo che stiate equivocando.» Allargò le braccia, indicando la stanza. «Tutto quello che vedete
non appartiene più a me, ma ai miei creditori. Non ho la facoltà di vendere i miei beni, e se lo facessi senza permesso, mi getterebbero in galera per averli frodati del denaro che devo loro.»
Fece una pausa quando Rolf rientrò nello studio, portando un grande vassoio d'argento colmo di pasticcini, calici di vetro sfaccettato, un bicchiere di latte e una caraffa di brandy. Il maggiordomo posò il vassoio sul grande pouf imbottito e si accinse a servire i rinfreschi. Roran prese il suo calice e bevve un sorso di brandy dolce, chiedendosi come fare a congedarsi in fretta, di fronte a tanta cortesia, per riprendere le ricerche.
Quando Rolf lasciò la stanza, Jeod svuotò il calice in un unico lungo sorso e disse: «Io non posso esservi d'aiuto, ma conosco un certo numero di persone nel mio campo che potrebbero... potrebbero... aiutarvi. Se voleste darmi qualche altro dettaglio circa le cose che intendete acquistare, saprò a chi indirizzarvi.»
Roran non ci vide nulla di male, e cominciò a elencare una lista di oggetti indispensabili per gli abitanti del villaggio, oggetti potenzialmente necessari o desiderati ma che non avrebbero mai potuto permettersi a meno che la fortuna non decidesse di stare dalla loro parte. Brigit e Loring intervenivano di quando in quando, se Roran dimenticava qualcosa come l'olio per le lampade - e Jeod li guardava per un momento prima di posare di nuovo il suo sguardo sempre più incuriosito su Roran. L'interesse di Jeod preoccupava Roran; era come se il mercante sapesse o sospettasse che cosa stavano nascondendo.
«Ho l'impressione» disse Jeod, quando Roran ebbe finito l'inventario «che si tratti di un quantitativo di rifornimenti sufficiente a trasportare centinaia di persone fino a Feinster o Arughia... e anche oltre. Devo ammettere che sono stato piuttosto impegnato nelle ultime settimane, ma
non ho sentito parlare di una simile massa di gente in questa zona, né riesco a immaginare da dove possa venire.» Con volto inespressivo, Roran sostenne lo sguardo di Jeod e non disse niente. Dentro di sé, si dava dello sciocco per aver dato a Jeod informazioni sufficienti a fargli trarre quella conclusione.
Jeod scrollò le spalle. «Be', in ogni caso sono affari vostri. Vi suggerisco di provare da Galton, in Market Street, per l'acquisto di viveri, e dal vecchio Hamill giù al porto per tutto il resto. Sono uomini onesti e vi tratteranno bene.» Allungando una mano, prese un pasticcino dal vassoio, lo addentò, e quando ebbe finito di masticare chiese a Nolfavrell: «Allora, giovane Kell, ti piace stare a Teirm?»
«Sì, signore» rispose Nolfavrell, e sorrise. «Non ho mai visto niente di più grande, signore.»
«Davvero?»
«Sì. Io...»
Con la sensazione di essersi addentrato in un territorio pericoloso, Roran intervenne: «Sono curioso, Jeod, di conoscere la natura del negozio qui a fianco. Mi sembra strano che un'umile bottega si trovi in mezzo a queste magnifiche residenze.»
Per la prima volta, un sorriso, seppur lieve, illuminò l'espressione di Jeod, cancellando anni dal suo viso. «Be', era di proprietà di una donna anche lei un po' strana: Angela l'erborista, la migliore guaritrice che abbia mai conosciuto. Ha mandato avanti la bottega per oltre vent'anni; poi, appena qualche mese fa, ha venduto tutto ed è partita per destinazione ignota.» Sospirò. «È un peccato, perché era una vicina davvero interessante.»
«Non è quella che cercava Gertrude?» disse Nolfavrell, guardando sua madre.
Roran represse un ringhio di collera, e scoccò a Nolfavrell un'occhiataccia sufficiente a farlo ricadere ammutolìto in poltrona. Il nome non significava niente per Jeod, ma se Nolfavrell non teneva a freno la lingua, prima o poi si sarebbe fatto sfuggire qualcosa di molto più pericoloso. È ora di andare, pensò Roran, posando il suo calice. In quel momento si accorse che in qualche modo il nome aveva significato qualcosa per Jeod. Il mercante sgranò gli occhi, esterrefatto, e strinse i braccioli della poltrona tanto da sbiancarsi le dita. «Non può essere!» Jeod fissò Roran con attenzione, come se volesse vedere sotto la barba, poi, con un filo di voce, disse: «Roran... Roran Garrowsson.»
Un alleato inatteso
Roran aveva già estratto il martello dalla cintura e stava per slanciarsi dalla poltrona quando sentì fare il nome di suo padre. Fu l'unica cosa che lo trattenne dallo scagliarsi su Jeod per tramortirlo. Come fa a conoscere Garrow? Ai suoi lati, Loring e Brigit balzarono in piedi e si fecero scivolare in mano i coltelli da dentro le maniche, mentre Nolfavrell era già pronto a combattere con il pugnale in mano.
«Sei Roran, non è vero?» chiese Jeod, senza scomporsi davanti alle loro armi.
«Come l'hai capìto?»
«Perché Brom venne qui con Eragon, e tu somigli a tuo cugino. Quando ho visto il tuo manifesto accanto a quello di Eragon, ho capìto che l'Impero doveva aver tentato di catturarti, e che tu eri fuggito. Sebbene» aggiunse, guardando gli altri tre, «per quanto io sia dotato di fervida immaginazione, non avrei mai pensato che ti saresti portato dietro tutta Carvahall.»
Colpito, Roran ricadde in poltrona, posandosi il martello in grembo, pronto a usarlo. «Eragon è stato qui?» «Sì. E anche Saphira.»
«Saphira?»
Jeod apparve sorpreso. «Non lo sai, eh?»
«Sapere cosa?»
Jeod tacque per riflettere. Poi: «Credo sia giunto il momento di smetterla con la commedia, Roran Garrowsson, e di parlare apertamente, senza più sotterfugi. Io sono in grado di rispondere a molte delle domande che probabilmente ti assillano, e spiegarti il motivo per cui l'Impero ti da la caccia, ma in cambio devo conoscere la ragione per cui siete venuti a Teirm... la vera ragione.»
«Perché dovremmo fidarci di te, Gambelunghe?» intervenne Loring. «Potresti essere un agente di Galbatorix, per quanto ne sappiamo.»
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