Volodyk - Paolini2-Eldest
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Volodyk - Paolini2-Eldest краткое содержание
Paolini2-Eldest читать онлайн бесплатно
Uno dei marinai, un omaccione grande e grosso, la indicò col pollice e accusò Jeod: «Non ci avevi detto che ci sarebbe stata anche una femmina. Come faccio a concentrarmi per combattere se mi ritrovo quella montanara stracciona fra i piedi?»
«Non parlare di lei in questo modo» sibilò Nolfavrell a denti stretti.
«E pure il marmocchio?»
Con voce calma, Jeod rispose: «Brigit ha combattuto i Ra'zac. E suo figlio ha già ucciso uno dei migliori soldati di Galbatorix. Tu puoi vantare lo stesso, Uthar?»
«Non è giusto» disse un altro uomo. «Io non mi sento al sicuro con una donna accanto; portano sfortuna. Una signora non dovrebbe...»
Qualunque cosa stesse per dire andò perduta, perché in quell'istante Brigit fece una cosa assai poco femminile. Con un gesto fulmineo, sferrò un calcio all'inguine di Uthar, poi afferrò il secondo uomo per un braccio, premendogli il coltello alla gola. Lo tenne in quella posizione per qualche istante, perché tutti potessero vedere, poi lo liberò. Uthar si rotolava sul pontile, con le mani strette fra le gambe, vomitando un fiume di imprecazioni.
«Qualche altra obiezione?» chiese Brigit. Al suo fianco, Nolfavrell fissava la madre a bocca aperta. Roran si calò il cappuccio sul volto per nascondere un ghigno divertito. Per fortuna non hanno notato Gertrude, pensò.
Nessun altro osò sfidare Brigit e Jeod disse: «Avete portato quello che ho chiesto?» Gli uomini estrassero dalle camicie un randello e un rotolo di corda ciascuno.
Così armati, s'incamminarono lungo la banchina verso l'Ala di Drago, facendo del loro meglio per non essere visti. Jeod tenne la lanterna chiusa tutto il tempo. Vicino al molo, si nascosero dietro un magazzino e videro le due lanterne portate dalle sentinelle sobbalzare sul ponte della nave. La passerella era tolta per la notte.
«Ricordate» mormorò Jeod, «la cosa fondamentale è impedire che l'allarme suoni prima che siamo pronti a salpare.» «Due uomini sopracoperta, due uomini sottocoperta, giusto?» chiese Roran.
Uthar rispose: «Di solito è così.»
Roran e Uthar si denudarono fino alla cintola, si legarono la corda e i randelli in vita - Roran lasciò indietro il martello - e poi corsero lungo il molo, lontani dalla visuale delle sentinelle, dove si immersero nell'acqua gelida. «Brr, quanto odio farlo» protestò Uthar tra i denti.
«L'hai già fatto altre volte?»
«Quattro, con questa. Non smettere di muoverti o ti congelerai.»
Passando da un pilone viscido all'altro, tornarono a nuoto da dove erano venuti fino a raggiungere il molo di pietra che portava all'Ala di Drago, poi deviarono a destra. Uthar avvicinò le labbra all'orecchio di Roran. «Io prendo l'ancora di dritta.» Roran annuì.
Si tuffarono entrambi sotto l'acqua nera, poi si divisero. Uthar nuotò come una rana sotto la prua della nave, mentre Roran andò dritto all'ancora di sinistra e si aggrappò alla pesante catena. Slegò il randello dalla cintura e lo strinse fra i denti - sia per impedire a questi di battere, sia per avere le mani libere - e aspettò. Il metallo gli sottraeva il calore dalle mani come ghiaccio.
Nemmeno tre minuti dopo, Roran sentì il rumore degli stivali di Brigit passargli sulla testa, mentre la donna si spostava dall'altro lato del molo, oltre la mezzanave, e poi udì la sua voce fievole avviare una conversazione con le sentinelle. Se tutto andava bene, avrebbe distolto la loro attenzione dalla prua.
Ora!
Roran si arrampicò lungo la catena. La spalla destra gli bruciava, dove il Ra'zac lo aveva morso, ma resistette al dolore. Dall'occhio di cubia dove passava la catena dell'ancora, si issò su una delle travi che sostenevano la polena dipinta, scavalcò la murata e atterrò sul ponte. Uthar era già lì, gocciolante e col fiato grosso.
Con i randelli in pugno, strisciarono verso poppa, nascondendosi in ogni anfratto. Si fermarono a meno di dieci passi dalle sentinelle. I due uomini erano affacciati al parapetto, intenti a scambiare quattro chiacchiere con Brigit. In un lampo, Roran e Uthar uscirono allo scoperto e colpirono le sentinelle sulla testa prima che potessero sguainare le sciabole. Sul molo, Brigit fece segno a Jeod e agli altri, e insieme sollevarono la passerella, per poi farla scivolare sulla nave, dove Uthar l'assicurò al parapetto.
Quando Nolf avrell corse a bordo, Roran gli lanciò la sua fune e disse: «Lega e imbavaglia quei due.» Tutti, tranne Gertrude, scesero sottocoperta in cerca degli altri uomini di guardia. Trovarono altri quattro membri dell'equipaggio - il commissario, il nostromo, il cuoco e il suo assistente - che furono tutti buttati giù dalle brande, tramortiti se resistevano, e poi legati con cura. Anche in questo caso Brigit dimostrò il suo valore, neutralizzando due uomini da sola.
Jeod fece portare gli sventurati prigionieri sul ponte, per poterli tenere d'occhio, poi dichiarò: «Abbiamo ancora molto da fare, e poco tempo. Roran, da questo momento Uthar è il comandante dell'Ala di Drago. Tu e gli altri prenderete ordini da lui.»
Nelle due ore successive, la nave fu un brulicare di attività. I marinai si occuparono delle sartie e delle vele, mentre Roran e i suoi compagni svuotavano la stiva di ogni mercé superflua, come le balle di lana grezza. Invece di gettarle fuori bordo, le calarono lentamente in acqua, perché nessuno udisse i tonfi. Se l'intero villaggio doveva trovare posto a bordo dell'Ala di Drago, era necessario sgombrare più spazio possibile.
Roran stava assicurando una fune intorno a un barile, quando udì un grido rauco: «Arriva qualcuno!» Tutti coloro che si trovavano sul ponte, tranne Jeod e Uthar, si distesero ventre a terra e impugnarono le armi. I due uomini rimasti in piedi cominciarono a camminare sul ponte come se fossero le sentinelle. Il cuore martellava nel petto di Roran che giaceva immobile, chiedendosi che cosa stava per accadere. Trattenne il fiato quando Jeod si rivolse all'intruso... poi riecheggiarono dei passi sulla passerella.
Era Helen.
Indossava un abito semplice e teneva i capelli raccolti sotto un fazzoletto; in spalla portava una sacca di tela. Senza dire una parola, scese a portare le sue cose nella cabina principale, poi tornò per mettersi al fianco di Jeod. Roran non aveva mai visto un uomo più felice.
Il cielo sulle lontane vette della Grande Dorsale aveva appena cominciato a rischiararsi quando uno dei marinai arrampicati sulle sartie puntò un dito verso nord e lanciò un fischio per indicare che aveva individuato gli abitanti del villaggio.
Roran accelerò i movimenti. Il tempo era agli sgoccioli. Corse al parapetto e scrutò la linea scura di gente che avanzava lungo la costa. Questa parte del piano dipendeva dal fatto che, al contrario delle altre città costiere, le mura esterne di Teirm non erano aperte sul mare, ma cingevano completamente la città per proteggerla dai frequenti attacchi dei pirati. Questo significava che la zona vicina al porto era transitabile senza passare per nessun cancello, e che gli abitanti di Carvahall potevano arrivare dritti all'Ala di Drago.
«Svelti! Sbrigatevi!» disse Jeod.
Su ordine di Uthar, i marinai arrivarono con le braccia cariche di giavellotti per le grandi baliste montate sul ponte, e con barili di pece dall'odore acre che spalmarono sulla metà superiore dei dardi. Poi tesero e caricarono le baliste sul lato di dritta; ci vollero due uomini per tendere ciascuna corda e agganciarla al fermo.
Gli abitanti del villaggio avevano percorso due terzi del tragitto fino alla nave, quando le sentinelle di ronda sulle mura di Teirm li individuarono e suonarono l'allarme. Ancor prima che svanisse la prima nota, Uthar urlò: «Accendete e tirate!»
Correndo da una balista all'altra, Nolfavrell incendiò la pece dei giavellotti con la fiamma della lanterna di Jeod. Nel momento in cui il dardo prendeva fuoco, l'uomo alla balista liberava la corda e il giavellotto schizzava con un sonoro schiocco. In tutto, dodici dardi infuocati partirono dall'Ala di Drago e colpirono le navi e gli edifici della baia come ruggenti meteore incandescenti piovute dal cielo.
«Ricaricate!» gridò Uthar.
Lo scricchiolio del legno piegato echeggiava nell'aria, mentre gli uomini tendevano le corde. Una seconda batteria di giavellotti fu collocata sulle baliste, e ancora una volta Nolfavrell fece il giro con la lanterna. Roran sentì la vibrazione sotto i piedi quando la balista davanti a lui scagliò il suo mortale proiettile.
L'incendio si propagò in rapida successione lungo il porto, formando una barriera impenetrabile che impediva ai soldati di raggiungere l'Ala di Drago dal cancello est di Teirm. Roran aveva contato sulla colonna di fumo per nascondere la nave agli arcieri sui bastioni, ma era ancora troppo sottile; un nugolo di frecce piovve fra le sartie, e un dardo si conficcò sul tavolato a un soffio da Gertrude prima che i soldati perdessero di vista la nave.
Dalla prua, Uthar gridò: «Fuoco a volontà!»
Nel frattempo, gli abitanti di Carvahall avevano raggiunto la spiaggia e correvano alla rinfusa; quando i primi arrivarono alla banchina, alcuni inciamparono e caddero, mentre gli arcieri di Teirm cambiavano bersaglio. I bambini strillavano terrorizzati. Poi i profughi ripresero la corsa, facendo vibrare le assi del pontile; superarono un magazzino in fiamme e si riversarono sul molo. La folla ansimante prese d'assalto la nave in una massa confusa di corpi che si spintonavano.
Brigit e Gertrude guidarono la fiumana di gente attraverso i boccaporti di prua e di poppa. In pochi minuti, ogni ponte della nave fu occupato, dalla stiva alla cabina del comandante. Quelli che non trovarono posto sottocoperta rimasero rannicchiati sul ponte, coprendosi la testa con gli scudi di Fisk.
Come Roran aveva chiesto nel suo messaggio, tutti gli uomini abili di Carvahall si ammassarono intorno all'albero di maestra, in attesa di istruzioni. Roran vide Mandel fra loro, e gli fece un cenno di approvazione.
Poi Uthar indicò un marinaio e latrò: «Tu, laggiù, Bonden! Porta questa marmaglia agli argani e levate le ancore, poi scendete ai remi. Di corsa!» Al resto degli uomini alle baliste, ordinò: «Metà Respingete chiunque tenti di abbordarci.»
Roran fu tra quelli che cambiarono murata. Mentre preparava la balista, uno barcollando dal fumo denso e salì sulla nave. Jeod ed Helen trascinarono i sei prigionieri verso la passerella, e uno per uno li fecero rotolare sul molo.
In un batter d'occhio, le ancore furono levate, le cime che assicuravano la passerella tagliate, e un tamburo risuonò sotto le assi del ponte, per dare il tempo ai rematori. Seppur lentamente, l'Ala di Drago virò a dritta verso il mare aperto, poi, a velocità crescente, si allontanò dal molo.
Roran accompagnò Jeod al casseretto, dove osservarono l'inferno cremisi che divorava ogni cosa fra Teirm e l'oceano. Al di là della cortina di fumo, il sole sorse come un disco opaco color del sangue.
Quanti ne avrò uccisi, adesso? si chiese Roran.
Come leggendogli nella mente, Jeod osservò: «Molti innocenti soffriranno.»
Il senso di colpa spinse Roran a rispondere con più veemenza di quanta avrebbe voluto. «Preferiresti trovarti nelle prigioni di Lord Risthart? Dubito che l'incendio provocherà molte vittime, e i feriti non affronteranno la morte, come accadrebbe a noi se l'Impero ci catturasse.»
«Non c'è bisogno che mi insegni la lezione, Roran. La conosco fin troppo bene. Abbiamo fatto quello che dovevamo. Solo, non chiedermi di provare piacere per le sofferenze che abbiamo causato per salvarci la pelle.» A mezzogiorno, i remi vennero tirati a bordo e l'Ala di Drago cominciò a veleggiare, sospinta dai venti favorevoli che spiravano da nord. Le sartie vibravano al vento con un basso ronzio.
La nave era sovraffollata, ma Roran era fiducioso che con un'attenta organizzazione sarebbero arrivati nel Surda col minimo disagio. Il peggior inconveniente erano le razioni limitate; se non volevano morire di stenti, il cibo avrebbe di voi passi alle baliste di sinistra.
sparuto gruppo di ritardatari uscì dovuto essere distribuito in esigue porzioni. E con tutta quella gente stipata, le malattie erano una possibilità tutt'altro che remota.
Dopo che Uthar ebbe pronunciato un breve discorso sull'importanza della disciplina a bordo, i contadini si apprestarono a svolgere le attività più urgenti, come curare i feriti, disfare i loro miseri bagagli e sfruttare al meglio lo spazio per poter improvvisare giacigli per tutti. Inoltre vennero assegnati loro i diversi compiti: qualcuno avrebbe cucinato, altri avrebbero imparato a fare il marinaio con la guida degli uomini di Uthar, e così via. Roran stava aiutando Elain ad appendere un'amaca quando rimase coinvolto in un'accesa discussione fra Odele, la sua famiglia e Frewin, che aveva disertato la chiatta di Torson per stare con la ragazza. I due volevano sposarsi, ma i genitori di Odele si opponevano strenuamente, sostenendo che il giovane marinaio non aveva una famiglia, una professione rispettabile e i mezzi per garantire alla figlia una vita dignitosa. Roran era dell'opinione che la coppia di innamorati dovesse restare insieme - in fin dei conti, era impensabile cercare di tenerli separati dal momento che si trovavano sulla stessa nave - ma i genitori di Odele si rifiutavano di dargli ascolto.
Frustrato, Roran esclamò: «Che intendete fare, allora? Non potete metterla sotto chiave, e credo che Frewin abbia dimostrato la sua devozione in più...»
«Ra'zac!»
Il grido venne dalla coffa.
Senza pensarci due volte, Roran si sfilò il martello dalla cintura, si volse e risalì di corsa la scaletta del boccaporto di prua, sbucciandosi un ginocchio. Si fece largo tra la folla assiepata sul casseretto e si fermò al fianco di Horst. Il fabbro puntò un dito.
Una delle ributtanti cavalcature dei Ra'zac sorvolava la linea di costa come un'ombra sfilacciata, con un Ra'zac in groppa. Vedere i due mostri alla luce del giorno non diminuiva affatto l'orrore che ispiravano a Roran. Trasalì quando la creatura alata emise il suo grido terrificante, e poi la voce da insetto del Ra'zac volò sull'acqua, fievole ma distinta: «Non ci sssfuggirete!»
Roran guardò le baliste, ma non poteva girarle abbastanza da mirare al Ra'zac o alla sua cavalcatura. «Qualcuno ha un arco?»
«Sì, io» disse Baldor. Si appoggiò su un ginocchio e cominciò a incordare l'arma. «Fate che non mi veda.» Tutti quelli che erano sul casseretto si strinsero in cerchio intorno a Baldor, facendogli scudo con i propri corpi dallo sguardo malevolo del Ra'zac.
«Perché non attaccano?» ringhiò Horst.
Perplesso, Roran cercò di trovare una spiegazione, invano. Fu Jeod che suggerì: «Forse c'è troppa luce per loro. I Ra'zac vanno a caccia di notte, e per quanto ne so non abbandonano volentieri le loro tane finché c'è ancora sole nel cielo.»
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